Allarme vulcano islandese, perché l'eruzione deve preoccupare anche l'Italia

Un'eruzione vulcanica islandese sta attirando l'attenzione globale. Scopri perché potrebbe avere ripercussioni anche nel nostro paese.

19 Dicembre 2023
Giuseppe Guarino

Giuseppe Guarino

Giornalista

Ph(D) in Diritto Comparato e processi di integrazione e attivo nel campo della ricerca, in particolare sulla Storia contemporanea di America Latina e Spagna. Collabora con numerose testate ed è presidente dell'Associazione Culturale "La Biblioteca del Sannio".

L’Islanda è una terra di paesaggi mozzafiato e vulcani attivi, ma è purtroppo nuovamente al centro dell’attenzione a causa di un’eruzione che ha scosso la penisola di Reykjanes. Mentre la lava slitta nel cielo, raggiungendo altezze spettacolari di circa 150 metri, gli occhi del mondo sono puntati su questa manifestazione naturale che potrebbe avere conseguenze ben oltre i confini dell’isola nordica. I riferimenti allo “scenario peggiore” che si possa immaginare ha iniziato a circolare per riferirsi alla vicenda, alimentando le preoccupazioni di esperti e popolazione. E qualcuno comincia a farlo anche in Europa e addirittura in Italia, nonostante la distanza enorme che ci separa.

Il preludio sismico: cosa sta succedendo in Islanda

Andiamo con ordine e partiamo dal principio. L’eruzione di Reykjanes segue un periodo di attività sismica senza precedenti nella regione. Oltre 230 terremoti hanno scosso la penisola nelle scorse settimane, culminando in uno sciame sismico di oltre 1.000 terremoti in sole 24 ore a novembre.

L’eruzione cominciata nei giorni scorsi si è verificata in un’area circoscritta a nord di Grindavík, una piccola città di pescatori nella penisola meridionale dell’Islanda. Porvald Pórðarson, stimato vulcanologo, ha dichiarato che al momento ci sono timori legati a questo evento, dato che sembra essersi verificato lo “scenario peggiore” che potesse verificarsi.

Lo studioso ha spiegato che l’ipotesi più preoccupante comprende l’area a ovest del pascolo, salendo attraverso la fila del cratere Sundhnúkar, dove si stanno formando pennacchi di magma alti fino a 150 metri. La lava sta fuoriuscendo in modo rapido ed energico dal cratere, alimentando il timore di un potenziale scenario catastrofico.

Il riflesso sottomarino: rischi e preoccupazioni anche per l’Italia?

Sebbene le probabilità di un impatto diretto sull’Europa e sull’Italia siano attualmente basse, gli esperti mettono in guardia contro una minaccia sottomarina. Un’eruzione in queste condizioni potrebbe generare un evento esplosivo, con conseguenze imprevedibili a lungo termine. Mentre la situazione è monitorata attentamente, il mondo trattiene il fiato in attesa di ulteriori sviluppi.

Gli esperti ritengono che un ingresso d’acqua nel condotto vulcanico potrebbe innescare un’esplosione più intensa, con conseguenze che potrebbero essere piuttosto drammatiche. Per questo motivo è necessaria un’enorme prudenza e una insolita attenzione alle possibili variazioni nella situazione, con piani di contingenza pronti ad essere attivati in caso di necessità.

Le lezioni della storia: cosa successe cinquant’anni fa

Nonostante l’Islanda sia nota per la sua attività vulcanica frequente, eventi distruttivi nelle zone abitate sono rari. Il vulcano di Heimaey del 1973 è stato un caso isolato, ma ha dimostrato che la natura può sorprendere anche gli esperti. La storia ci insegna a essere preparati per l’imprevedibile, anche quando sembra improbabile.

Nel gennaio del 1973, il vulcano Eldfell, situato sull’isola di Heimaey, esplose in una violenta eruzione, trasformando la vita dei residenti e attirando l’attenzione di tutto il mondo sull’Islanda. L’eruzione di Eldfell è infatta stata una delle più devastanti della storia moderna del paese.

Inizialmente, una serie di scosse sismiche preannunciò l’imminente attività vulcanica, ma nessuno poteva prevedere la furia con cui il vulcano si sarebbe scatenato. Il 23 gennaio 1973, il cratere esplose, dando vita a un fiume di lava che minacciava di inghiottire la zona circostante.

La città di Vestmannaeyjar, situata su Heimaey, è stata evacuata d’urgenza mentre la lava avanzava velocemente. I residenti hanno dovuto abbandonare le proprie case, lasciando tutto quello che avevano alle loro spalle. Le autorità islandesi e i soccorritori internazionali lavorarono instancabilmente per cercare di arginare la lava e proteggere la città. Un audace piano fu messo in atto: utilizzare l’acqua di mare per creare barriere di roccia solidificata e deviare il flusso di lava. Questa strategia, seppur rischiosa, ebbe però successo e impedì la distruzione totale di Vestmannaeyjar.

L’eruzione di Eldfell ha lasciato dietro di sé un paesaggio profondamente mutato, ma ha anche forgiato uno spirito di resilienza nella comunità di Vestmannaeyjar. Oggi, le cicatrici della lava sono ancora visibili, ma la città si è ricostruita e la vita ha ripreso il suo corso.

Il pericolo dei vulcani attivi in Islanda

Pall Einarsson, rinomato esperto di geofisica islandese, ha sollevato un allarme che non può essere ignorato. Quattro dei 130 vulcani attivi sull’isola stanno mostrando segnali preoccupanti di intensa attività pre-eruzione. L’Islanda, che come abbiamo visto è già stata segnata da passate eruzioni spaventose, potrebbe essere di nuovo sull’orlo di un evento vulcanico di grande portata. Gli impatti passati su viaggi aerei e sull’industria turistica rendono questa situazione particolarmente critica.

Uno dei vulcani che preoccupano gli esperti è il Katla, inattivo dal 1918. Recentemente, ha segnalato la sua presenza con eruzioni intestine superiori a 3 gradi di magnitudo, superando la soglia critica che indica la possibile eruzione imminente. Coperto da un ghiacciaio, il Katla potrebbe presentare sfide uniche in caso di eruzione, con impatti significativi sulla regione circostante.

Poi c’è Hekla, che ha eruttato solo 16 anni fa, ma oggi sta mostrando segni di pressione interna crescente. Le autorità hanno lanciato un avvertimento contro le visite turistiche, definendolo un vulcano altamente pericoloso. Bárðarbunga, invece, situato nel cuore dell’Islanda, ha eruttato appena tre anni fa per una durata eccezionale di sei mesi. La sua attività sismica continua a destare preoccupazione ancora oggi, con scosse superiori a 3 gradi di magnitudo che indicano un’instabilità persistente.

Infine, Grimsvoton, principale responsabile dell’annullamento di numerosi voli in Islanda, non erutta da sei anni. Attualmente, sta nuovamente mostrando segni di crescente attività sismica.

L’Islanda non è solo un’isola di vulcani

Nonostante la sua fama legata ai vulcani, l’Islanda è molto più di un paese dominato dalle forze geologiche. La sua unicità si manifesta in una varietà di peculiarità che vanno oltre i crateri fumanti.

Nel cuore dell’isola, ad esempio, si trova un museo insolito ma affascinante: il Museo del Pene. Questa struttura, che celebra la diversità del mondo animale attraverso una vasta collezione di genitali maschili di diverse specie, è solo uno degli esempi dell’eccentricità che caratterizza l’isola.

Nonostante il contesto attuale potrebbe non essere l’ideale per una visita, l’Islanda offre un’esperienza unica e ricca di sfaccettature, che va ben oltre la paura associata ai vulcani. Un viaggio in questa magnifica terra, quando le condizioni lo permettono, rimane un’opportunità imperdibile.

Quali sono i vulcani più pericolosi in Islanda

La distribuzione geografica dei vulcani in Islanda è strettamente legata alla posizione della dorsale medio-atlantica, una catena montuosa sottomarina che attraversa l’Atlantico, separando le placche tettoniche nordamericana ed euroasiatica. Essendo situata proprio sopra questa dorsale, l’Islanda è una delle regioni con maggiore attività vulcanica al mondo. Tra i vulcani più noti e potenzialmente pericolosi dell’isola ci sono l’Hekla, il Katla, il Grímsvötn e l’Eyjafjallajökull.

La dorsale medio-atlantica è una delle principali zone di attività vulcanica e sismica, alimentando la presenza di numerosi vulcani in Islanda. Oltre a quelli già citati, l’Eyjafjallajökull, protagonista di una notevole eruzione nel 2010, completano la lista dei vulcani di cui le autorità sono particolarmente all’erta.

L’evento di tredici anni fa, che ha paralizzato il traffico aereo per dieci giorni a causa delle polveri vulcaniche, evidenzia la reale minaccia che questi vulcani possono rappresentare, non solo per l’Islanda, ma anche a livello globale.

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