Quando si parla di celebrità dell’era Internet, ci si può trovare di fronte una ragazza come Sofia Viscardi. Una teenager in classifica tra le celebrità italiane.
Social star e youtuber conosciuta da migliaia di persone: ben un milione e mezzo di persone su Instagram, mezzo milione su Twitter, 200 mila su Facebook.
I numeri non sono niente, quello che conta sono le persone
Numeri che pochi altri possono vantare, arricchiti dalle “100 mila copie” del suo primo romanzo, come ha ricordato lei stessa in un’intervista al Corriere della Sera con Aldo Cazzullo. Solo un romanzo? Macché, se si parla di Sofia Viscardi, bisogna puntare sempre in alto. Dal romanzo, infatti, sta per essere tratto un film la cui sceneggiatura – è superfluo dirlo, in tutta onestà – la sta scrivendo proprio lei.
Eppure, qualche tempo fa, Giampiero Mughini l’ha attaccata, ricordando che tutti questi followers non significano nulla. Internet è il regno delle mode effimere (ammesso che ne esistano di altro genere), perciò la youtuber Sofia Viscardi altro non è che la regina di un regno di cose effimere.
Sofia Viscardi e Internet: il mondo virtuale in cui siamo davvero sinceri
Ma lei non ci sta. I followers, ha protestato, “non sono solo numeri, ma persone”, adolescenti che “hanno bisogno di essere incoraggiati, rincuorati, divertiti” e che in lei si riconoscono “per la mia semplicità e la mia sincerità”. “Sono un po’ matta”, è l’ammissione di Sofia, “ma non mi nascondo, non mento, per questo mi trovano empatica. La rete non è il luogo della post-verità. Nel mondo virtuale a volte siamo più sinceri che in quello reale”.
Sofia ha rimarcato con orgoglio la genuinità del mondo di Internet, proprio quello che, nella gran parte dei casi, viene indicato come un universo fatto di finzione e rapporti superficiali quando non affettati, falsi o falsati in modo clamoroso. E il suo successo consiglia di crederle, anche se, come tutti gli adolescenti, qualche problema sembra averlo pure lei.
E la scuola non è il massimo
A cominciare dalla scuola. Sofia è stata bocciata al Berchet, poi l’addio al Classico in favore delle scienze umane e “un anno al Besta, un altro al Virgilio, prima di approdare finalmente al Voltaire”.
Quest’anno le toccherà l’esame di maturità (“da privatista, sono terrorizzata”) e, dal prossimo, l’università, anche se ancora non sa cosa vorrà studiare. Anche se un’idea di cosa fare da grande sembra già averla.