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Chi paga il conto al ristorante? La risposta non è l'uomo

Vi siete mai chiesti quali sono le regole del galateo su chi deve pagare pranzi e cene al ristorante? Non è sempre l'uomo.

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Giuseppe Guarino

Giuseppe Guarino

Giornalista

Ph(D) in Diritto Comparato e processi di integrazione e attivo nel campo della ricerca, in particolare sulla Storia contemporanea di America Latina e Spagna. Collabora con numerose testate ed è presidente dell'Associazione Culturale "La Biblioteca del Sannio".

Chi paga il conto al ristorante? Si tratta di una domanda che accende sempre gli animi e che fa sorgere più di un dibattito sia in coppia che tra amici o colleghi di lavoro. Ma non temete: esistono norme del galateo che possono aiutarci a risolvere questa intricata questione senza mettere nessuno a disagio.

In ogni situazione, che si tratti di un ritrovo informale con gli amici, di un incontro romantico o di una cena di lavoro, ci sono regole diverse da seguire. Tuttavia, indipendentemente dall’occasione, una cosa è certa: litigare sul conto in pubblico è decisamente poco educato e poco elegante. Oltre che assai poco piacevole.

Quindi, mettete da parte ogni tipo di pretesa e rancore e lasciate che vi guidiamo attraverso le sottili sfumature dell’etichetta su chi paga il conto al ristorante, in modo che possiate godervi un pasto senza preoccupazioni e senza scatenare una guerra di portafogli.

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Chi paga il conto al ristorante? Cosa dice il galateo

Se pensate che al ristorante debba essere sempre l’uomo a pagare, ci toccherà smentire questa credenza comune. È vero, tantissimi manuali di buone maniere e galateo danno questa indicazione così “classica” e quasi cavalleresca, ma la realtà è molto diversa. E le cose cambiano soprattutto nella realtà di oggi: le variabili in gioco, così come le occasioni di ritrovo per un pranzo o una cena al ristoranto, possono essere tantissime.

Quando ci si trova al ristorante, si decide chi paga il conto soprattutto in base a un dettaglio fondamentale: a pagare deve essere chi invita.

Quindi, in un incontro romantico, non paga sempre l’uomo. Né sempre la donna. Se invitiamo qualcuno al ristorante sarà nostro dovere provvedere anche al conto, viceversa se siamo invitati possiamo immaginare che chi ci ha rivolto l’invito abbia intenzione di pagare. Non si tratta di una certezza, ma la regola del galateo è questa. Non diamo quindi per scontato che tocchi sempre al nostro partner farlo, uomo o donna che sia!

Diverso è il caso di una comitiva che si ritrova per qualche ricorrenza, celebrazione o semplicemente per il piacere di stare insieme: in questo caso, secondo il galateo, il conto deve essere spartito in egual misura tra i commensali, senza far caso a chi ha preso cosa, a chi ha bevuto e chi non ha bevuto. Praticamente si paga “alla romana”. È infatti considerato meno elegante fare divisioni in base a quello che si è effettivamente consumato. Qualche euro di differenza, tra amici, non fa certo la differenza.

Poi, in un pranzo di lavoro le regole sono ancora diverse: il conto deve essere pagato da chi ha interesse per l’incontro e da chi ne trae o ne trarrà profitto. In questo contesto, è comune che il datore di lavoro o la persona di rango superiore si faccia carico del pagamento, ma è sempre bene valutare la situazione specifica e agire di conseguenza. Oppure, se si va a pranzo con un cliente è sempre bene pagare il conto.

Un’ultima situazione da prendere in considerazione è quella del caso, ossia quando non c’è un invito ma un incontro casuale. In quel caso, paga chi ha il desiderio di offrire o si fa “alla romana”. L’importante è evitare scene strazianti di tira e molla davanti al cameriere o alla cassa! Non insistete mai troppo né per pagare il tutto né per provare semplicemente a pagare alla romana.

In definitiva, le regole dell’etichetta al ristorante sono variegate e dipendono dalla situazione. Quello che conta è evitare discussioni spiacevoli e fare in modo che tutti si sentano a proprio agio. E, contrariamente a quanto credono in molti, non paga sempre l’uomo!

Altre regole simili possono riguardare altre questioni legate a una cena al ristorante, come il parcheggio o la mancia al cameriere.

Pagare il conto alla romana: cosa vuol dire

Abbiamo visto che in molte occasioni è opportuno pagare il conto “alla romana”. Ma cosa significa esattamente? Oltre a “pagare alla romana“, è d’uso frequente anche la variante “fare alla romana”.

Ma andiamo a capire un po’ meglio il significato di queste locuzioni. Il senso oggi più largamente registrato dell’espressione è quello di “spartire equamente fra amici una spesa comune”. È una pratica che si vede ormai con naturalezza, in determinate occasioni, a qualsiasi età. Da Nord a Sud, senza troppe differenze.

L’usanza di “pagare alla romana” è infatti comodissima, in quanto in questo modo si evitano conteggi talvolta impossibili, con tanto di spartizioni che fanno venire il mal di testa a commensali e camerieri. Insomma, si tratta di semplificare la divisione del conto e rendere l’esperienza al ristorante più armoniosa.

A tavola ci sono cinque persone e alcune hanno preso antipasto e primo, altre antipasto e secondo? Alcune hanno preso il vino, altre no. Il conto è di 200 euro? Per pagare alla romana basta fare diviso 5 e quindi andare a pagare 40 euro a testa!

Ma quali sono le origini di questo modo di dire? Beh, sono avvolte nel mistero. È assai probabile che l’espressione abbia la sua origine nella tradizione orale del passato.

Alcuni pensano che ci sia un collegamento con “la romanata“, ovvero una merenda campagnola che gli abitanti della capitale erano soliti mangiare durante le loro scampagnate mangerecce, dividendole equamente. Questa pratica di condividere equamente il cibo potrebbe aver influenzato l’usanza di dividere il conto in modo uguale tra i commensali.

C’è chi invece attribuisce l’usanza ad alcune antiche trattorie della Capitale, dove per evitare conteggi complicati, al momento del conto non si faceva altro che dividere per il numero dei commensali il totale del costo di quanto portato in tavola.

Pagare il conto “alla romana”: l’antica leggenda

In giro per la Capitale, si racconta di una leggenda che spiega l’origine dell’espressione “pagare alla romana“, facendola risalire a un’antica osteria di Roma, situata in un vicolo nascosto e immersa nell’atmosfera magica della Città Eterna.

Questo locale era frequentata da un gruppo eterogeneo di avventurieri, mercanti, briganti e gente di ogni risma. Ogni sera, gruppi uomini si ritrovavano in questa locanda come un’oasi di calore e convivialità. Una notte, mentre l’oste voleva andare a chiusura, si scatenò una disputa sul conto da pagare: ogni commensale aveva mangiato qualcosa di diverso, nonché bevuto meno e più di altri, tanto che i calcoli si rivelarono un vero incubo.

Il locandiere, uomo saggio e arguto, intervenne per porre fine alla contesa e poter finalmente chiudere la sua osteria. Fece quindi il giro del tavolo prendendo due monete a testa, senza alcuna distinzione. Ricchi e poveri, uomini di ogni estrazione sociale, avrebbero pagato tutti lo stesso prezzo.

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