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Come Mosè separò le acque

Come riuscì Mosè a separare le acque del Mar Rosso?Quali fattori hanno influenzato il "miracolo"? Ecco di seguito tutti i dettagli

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Nell’Antico Testamento, volume sul quale si basano la religione ebraica e anche quella cristiana (che lo integra però con il Vangelo, o Nuovo Testamento) è descritta la separazione delle acque da parte di Mosè. Il popolo israelita era rincorso dagli Egiziani, che lo perseguitavano, e il profeta Mosè, per mettere in salvo la sua gente, separò le acque del Mar Rosso creando un passaggio al suo interno. Almeno questo è ciò che racconta la Bibbia.

Ma i testi sacri sono da sempre fonte di interesse di studiosi di ogni confessione, nonché di agnostici e atei. Di recente si è interessato a questo fenomeno, in modo inaspettato, il National Centre for Atmospheric Research dell’Università del Colorado.

Modelli scientifici per spiegare aneddoti biblici

Il risultato della ricerca degli studiosi americani è stato che il passaggio della Bibbia è veritiero, se non per due dettagli. Il primo, la massa d’acqua in questione non era il Mar Rosso. Il secondo, non si trattò di un miracolo, bensì di un fenomeno atmosferico.

Il luogo dell’evento sarebbe, infatti, secondo le ricostruzioni dei ricercatori, il lago Manzala, situato sul delta del Nilo nei pressi del Mediterraneo. Proprio qui è stata effettuata una simulazione, la quale ha condotto a risultati che coincidono con la vicenda narrata nell’Esodo. Secondo leggi fisiche della fluido-dinamica, infatti, il vento può spostare masse d’acqua, creando un passaggio asciutto al centro dell’acqua, che può chiudersi repentinamente. Tale vento, proveniente da Est, avrebbe permesso il passaggio del popolo ebraico, richiudendosi poi sull’esercito del faraone.

La lunga genesi della conclusione scientifica

L’episodio biblico della separazione delle acque era già stato oggetto di svariati studi, sia teologici che scientifici, in quanto ritenuto uno dei più interessanti e inspiegabili. In precedenza, tra le ipotesi avanzate sono state due quelle più quotate: quella del tifone e quella dello tsunami. Entrambe sono però state confutate, in quanto un tifone non avrebbe consentito il passaggio umano, mentre lo tsunami provoca un sollevamento delle acque, ma non la loro apertura.

Secondo gli studi di Carl Drews e della sua squadra, invece, un vento della velocità di 100 km/h, spirando per dodici ore, avrebbe creato un ampio corridoio asciutto al centro del lago in questione. Studi di geografia antica e morfologia hanno consentito ai ricercatori di individuare l’area interessata e calcolare la profondità di vari tratti del delta del Nilo.

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