Confiscata La Sonrisa: condannati moglie e fratello del Boss delle Cerimonie

Duro colpo per il Boss delle Cerimonie: condannata la moglie ed il fratello, e confiscata La Sonrisa per abuso edilizio

9 Novembre 2016
Fonte: Instagram

Nuovi problemi per il Boss delle Cerimonie, don Antonio Polese. Il suo “regno”, La Sonrisa, è stato confiscato, mentre la moglie e il fratello sono stati condannati. Secondo le prime notizie il tribunale di Torre Annunziata avrebbe disposto la confisca di La Sonrisa, il castello dove si tengono le cerimonie organizzare da don Antonio, divenuto celebre grazie al programma “Il Boss delle Cerimonie” in onda su RealTime. Secondo il tribunale e gli inquirenti che hanno condotto le indagini, la struttura sarebbe frutto di abusi edilizi. Non solo: Rita Greco, la moglie del boss, ed Agostino Polese, il fratello, sarebbero stati condannati ad un anno di reclusione accusati di essere i responsabili della lottizzazione abusiva avvenuta nell’arco di 35 anni, dal 1979 al 2011.

Sono invece stati assolti Sabatino e Maria Rosaria Polese per non aver commesso il fatto. Per ora don Antonio e Matteo, il genero che gestisce La Sonrisa, sarebbero fuori dalle indagini, poiché non figurano come proprietari delle strutture. Tra 90 giorni si potranno conoscere le motivazioni della sentenza.

Secondo le disposizioni di Mariaconcetta Criscuolo, il giudice che ha emesso la sentenza, La Sonrisa passerà in mano al Comune di Sant’Antonio Abate, che dovrà aggiungere al proprio patrimonio l’intera struttura, formata da un ristorante e da un albergo a 5 stelle.

Un duro colpo per la famiglia del Boss delle Cerimonie, già duramente provata a causa del malore che qualche settimana fa aveva colpito il capofamiglia. Don Antonio Polese era stato ricoverato per uno scompenso cardiaco, trasportato d’urgenza in ospedale in codice rosso e operato dai medici. Pochi giorni fa era stato dimesso dal San Leonardo di Castellammare di Stabia, e i medici avevano rassicurato i fan sul suo stato di salute: “Don Antonio è stato un paziente ideale – aveva raccontato il primario di rianimazione, dove era ricoverato – Quando è venuto pensava di stare nel suo castello, voleva già comandare. Io gli dissi subito: ‘Don Antò, il boss delle cerimonie siete voi, ma altrove. Il boss della rianimazione sono io’”.

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