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Cos'è l'analfabetismo funzionale?

L'analfabetismo funzionale è un problema che affligge quasi la metà della popolazione italiana, ecco di che cosa si tratta esattamente

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Essere analfabeti, si sa, significa non saper né leggere né scrivere, dove per “leggere” e “scrivere” si intende l’atto stesso di decifrare e comporre i segni grafici che veicolano un determinato significato. Tuttavia la capacità di eseguire queste operazioni elementari e ormai comuni alla stragrande maggioranza della popolazione italiana e, in minor misura, mondiale, non tiene conto dei cosiddetti “analfabeti funzionali“.

Si identifica con “analfabeta funzionale” un individuo che pur avendo sviluppato la capacità di leggere e scrivere non è in grado di comprendere a fondo il significato del brano letto e, men che meno, è in grado di utilizzare la scrittura al fine di farsi comprendere da altri eventuali lettori.

L’analfabetismo funzionale in Italia

Il concetto di “analfabetismo funzionale” ha raggiunto i vertici della cronaca recentemente, dopo che sono stati pubblicati i dati di una ricerca del Human Development Report che fa riferimento al periodo 1994-2003. Il risultato è preoccupante per gli italiani che si classificano al primo posto, con il 47% della popolazione composta da analfabeti funzionali (considerando una fascia di età tra i 16 e i 65 anni). Nella ricerca, però, sono stati considerati solamente i “paesi sviluppati“, quei paesi che detengono di conseguenza un’alta percentuale di persone alfabetizzate.

Altre ricerche più specifiche si sono basate su una divisione dell’analfabetismo funzionale in tre tipi: un “analfabetismo funzionale da testo in prosa” (articoli di giornale, brani di narrativa), “analfabetismo da documento” (grafici, domande di lavoro, bollette, documenti ufficiali) e “analfabetismo quantitativo” (rientrano in questa categoria coloro che non sono in grado di effettuare correttamente calcoli nella vita quotidiana). Inoltre, ogni tipologia di analfabetismo può essere suddivisa in 4 differenti livelli di competenza: una ricerca dell’OCSE del 2003-2004  denuncia che in Italia il 46,1% sono analfabeti funzionali di “livello inferiore”, il 35,1% si ferma ad un’alfabetizzazione basilare ed infine solo il 18,8% può considerarsi effettivamente competente.

La situazione negli altri stati

Il primato dell’Italia è seguito dal Messico, distanziato di 5 punti percentuale, e dall’Irlanda, terza con il 22,6%. Al quinto posto si posizionano i vicini Inglesi, con il 21,8% e gli americani, con il 20%. Chiudono la classifica dei paesi sviluppati i paesi scandinavi: Finlandia, Danimarca, Norvegia e Svezia con una percentuale tra il 10 e il 7,5% di analfabeti funzionali.

Nel mezzo della classifica troviamo i restanti paesi del nord-ovest europeo (la Spagna non è considerata), con l’aggiunta di Canada, Australia e Nuova Zelanda, con delle percentuali rispettivamente del 14, 17 e 18,4%. I risultati ci dicono, quindi, che se già si legge poco tra coloro che leggono non tutti capiscono, e sono proprio gli italiani a doversi preoccupare di più di questo triste primato.

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