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Depressione da social media, la nuova malattia dei giovani

I giovani sono sempre più affetti da depressione per colpa dei social media, come dimostrato da un recente studio scientifico

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Ormai i social media sono parte integrante della vita dei giovani. Uno studio pubblicato sulla rivista Depression and Anxiety è riuscito a dimostrare che l’uso prolungato può causare la depressione. Questa scoperta può guidare interventi pubblici e sanitari per contrastare questo disturbo, che si prevede sarà la principale causa di disabilità nei paesi del primo mondo entro il 2030.

Per questo studio sono stati presi in esame 1787 giovani americani tra i 19 e i 32 anni. La media dei partecipanti utilizza i social media 61 minuti al giorno e visita vari account 30 volte a settimana. Inoltre, più di un quarto è stato classificato come ad alto rischio di depressione . Ad ogni modo, sono stati presi in considerazione altri fattori, come il sesso, l’etnia, le relazioni interpersonali, lo stipendio e il livello d’istruzione.

Secondo alcuni ricercatori, è possibile che chi sia già affetto da depressione utilizzi i social media per colmare un vuoto. Allo stesso modo, questa esposizione può causare il disturbo, aumentandone in maniera esponenziale l’uso, come in un circolo vizioso. Ad esempio, l’avvicinamento a modelli idealizzati crea invidia e alcune fotografie pubblicate insinuano che gli altri siano più di successo.

Allo stesso modo, impegnarsi in attività futili sui social media può dare la sensazione di sprecare il tempo, influendo negativamente sull’umore. Inoltre, l’uso spropositato può alimentare la dipendenza da internet, un’altra condizione psichiatrica legata alla depressione. Infine, può aumentare l’esposizione al cyberbullismo o altre interazioni negative simili.

Alcune piattaforme si sono già munite di misure preventive. Tumblr dialoga con gli utenti che inseriscono tag come “depressione” o “suicidio” o “disperato”, mentre Facebook permette anonimamente di denunciare post preoccupanti, lasciando messaggi incoraggianti a chi li ha pubblicati. Le prossime ricerche si propongono di studiare rischi o atteggiamenti diversi a seconda dei social media utilizzati. Questo potrebbe essere utile per arrivare a formulare consigli per un uso consapevole dei social media.

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