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Dimenticare cosa si stava per dire: uno studio spiega il motivo

La memoria corta finalmente ha trovato una spiegazione: una recente ricerca scientifica spiega perché talvolta capita che le persone si dimentichino quello che stavano per dire

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Avere la memoria corta è un qualcosa che ogni tanto capita a tutti: ogni persona ha sperimentato almeno una volta nella vita la sgradevole sensazione di aver dimenticato quello che pochi istanti prima era in procinto di dire. Questo succede soprattutto quando il flusso dei pensieri viene interrotto da un evento contingente: una telefonata, uno starnuto, una qualsiasi distrazione sono spesso sufficienti a fare perdere il filo del discorso, anche nel caso esso sia considerato importante da parte di chi sta parlando. Un recente studio ha cercato di fornire una spiegazione esaustiva a questo fenomeno.

In molti spesso hanno ritenuto che l’essere smemorati, specie se protratto a lungo nel tempo, fosse suggestivo di un incipiente decadimento cognitivo. Infatti le persone affette da demenza senile menzionano spesso la memoria corta come uno dei primissimi sintomi della loro patologia. In realtà questa correlazione non è necessariamente vera. Secondo Adam Aron dell’Università della California di San Diego sarebbero da imputare i flussi di pensiero e l’attività elettrica del cervello.

Nel diencefalo, infatti, è contenuto il nucleo subtalamico: questa formazione è un piccolo concentrato di neuroni che, qualora si presenti uno stimolo in grado di accentrare l’attenzione del soggetto, convoglia tutte le energie nel decodificare lo stimolo in entrata. Lo stesso meccanismo è alla base della capacità umana di interrompere il flusso motorio in quelle situazioni in cui esso debba essere necessariamente bloccato: anche in questo caso si tratta di un riflesso quasi incondizionato. Quindi, questo arresto dell’attività cerebrale è un metodo che il nostro sistema nervoso centrale mette in atto per riuscire a far fronte ad una nuova realtà ambientale (potenzialmente essenziale per la nostra sopravvivenza).

Sembra assodato che le origini di questa particolare strategia siano da ricercare agli albori dell’umanità: a quei tempi le persone dotate di memoria corta potevano salvarsi la vita in modo più frequente rispetto ai loro compagni maggiormente concentrati sul flusso dei loro pensieri. Al minimo segnale di pericolo gli smemorati venivano riportati alla realtà, pronti a reagire a qualsiasi insidia. Ovviamente col passare del tempo questa capacità è diventata pressoché superflua. Il cervello umano, però, presenta una diversità soggettiva per molteplici aspetti: in alcune persone essa si esprime nel mantenimento di questa antica abilità.

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