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Esiste un’isola con un tesoro nascosto di 100 milioni di sterline

Leggenda vuole che dei pirati abbiano nascosto un tesoro del valore di 100 milioni di sterline su un’isola nel cuore dell’Oceano Indiano

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Secondo un’affascinante leggenda, dei pirati avrebbero nascosto un tesoro del valore di 100 milioni di sterline su un isolotto nel cuore dell’Oceano Indiano. Non è la prima e non sarà certo l’ultima storia di questo tipo, pronta a sedurci con la promessa di un’avventura sulle orme di questi avventurieri del sette mari.

La storia è così affascinante da sembrare uscita da un copione hollywoodiano. In realtà però è una leggenda che si tramanda di generazione in generazione sulle isole Seychelles e La Réunion. Di un mito così misterioso non mancano nemmeno i protagonisti, uomini duri che hanno consacrato la loro vita all’obiettivo di ritrovarlo. Tutto cominciò infatti con un uomo, Reginald Herbert Cruise-Wilkins, conosciuto dai locali di Mahé come “L’uomo del Tesoro”. Per lui il mistero di quest’isola non era solo una leggenda, ma un’autentica ossessione. Le sue ricerche durarono 27 anni e sarebbero continuate ancora, instancabili, se la morte per lui non fosse sopraggiunta nel 1977. A continuare l’instancabile caccia al tesoro ci pensò suo figlio, John, che ereditò lo stesso soprannome e la stessa fissazione.

John è un uomo brusco e dalle maniere sbrigative. Da quando la notizia della sua ricerca ha fatto il giro del mondo, è letteralmente tormentato da giornalisti che gli stanno con il fiato sul collo. «Non mi interessa cosa pensa la gente di me, ma molti di loro credono che io sia pazzo». Nei suoi occhi danza un brivido febbrile, un’emozione che contagia chi lo guarda e chi legge le sue interviste: la stessa passione che pervade i professionisti alle prese con il loro lavoro, lo stesso entusiasmo incontenibile di un uomo che non si ferma davanti a niente pur di raggiungere il suo obiettivo. Lui, come suo padre, è fermamente convinto dell’esistenza di un tesoro così prezioso e non smetterà mai di cercarlo. L’origine della sua convinzione deriva dalle sue ricerche storiche.

Il primo a parlare del tesoro dell’isola fu il corsaro francese Olivier Levasseur, conosciuto come “L’Avvoltoio” per la velocità con cui si avventava sui suoi nemici. La corona gli affidò una “lettera di corsa”, uno speciale permesso che permetteva alle sue navi mercantili di reagire in caso di attacco. Non trascorse molto tempo prima che Levasseur capisse di non voler più essere l’assalito ma diventare l’assalitore, attività assai più proficua. L’Avvoltoio si dedicò così anima e corpo ad una brillante carriera di furti e scorribande.

Le scorrerie di Levasseur furono estremamente fortunate, tanto che il tesoro accumulato divenne presto talmente vasto e talmente prezioso da non poter neanche essere stivato nelle sue tre navi. Dopo aver diviso una parte con la sua ciurma – circa 42 diamanti e 5.000 ghinee d’oro per ciascuna delle 750 teste – Levasseur tenne il resto.

Da quel momento la posizione dell’immenso tesoro si fa sempre più storicamente nebulosa: si pensa che inizialmente fosse stato stivato in una caverna e poi spostato in un luogo più sicuro dell’isola di Mahé, nelle Seychelles. Ma chi può dirlo con esattezza? Chi sa qualcosa tiene le labbra cucite. Quando lo catturarono e lo condannarono alla forca, il 7 luglio del 1730, Levasseur capì che era stato tradito da alcuni membri della sua ciurma interessati al resto del bottino. Poco prima di venir giustiziato, in un folle gesto di rabbia, l’uomo lanciò sulla folla una vecchia pergamena contenente 17 misteriosi crittogrammi: «Il mio tesoro andrà a chi può decifrarla», disse, scegliendo di morire dopo un colpo di scena. Levasseur era un uomo colto e raffinato: conosceva il greco e il latino ed era versato nella simbologia massonica: il cocktail di conoscenze perfetto per costruire un codice indecifrabile degno di una mappa del tesoro.

Ad oggi, Mahé è una piccola isola dove si conoscono tutti. John ha portato avanti la ricerca con tutti i mezzi che gli sono stati possibili: la dinamite, i martelli pneumatici e le trivelle non sono valse a nulla contro la fine codifica dell’Avvoltoio. Anche adesso John non sembra darsi per vinto: pur sapendo che qualora il tesoro dovesse essere ritrovato, il 50% andrebbe al governo dell’isola – John non si arrende «Ho ferma intenzione di recuperare il tesoro. Ho una licenza per farlo. Rinunciare? Sì, ci ho pensato. Ma non intendo dare loro la soddisfazione di vedermi fallire».

Quando si parla dei dettagli della sua ricerca, John è comprensibilmente molto criptico: non vuole essere disturbato, né vuole ritrovarsi a competere con dei concorrenti. La sua ricerca potrà avere un lieto fine solo quando i suoi occhi vedranno finalmente quello per cui lui e suo padre hanno votato la loro vita: il tesoro dei tesori dell’Avvoltoio delle Seychelles.

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