Jalisse accusano: "Siamo stati boicottati"

I Jalisse tornano a parlare di Sanremo e della loro vita dopo la vittoria al Festival, affermando di essere stati boicottati

10 Marzo 2017

I Jalisse si sfogano, affermando di essere stati boicottati. “Il nostro nome, Jalisse, è diventato sinonimo di meteore della musica – hanno raccontato in un’intervista, parlando dell’esperienza a Sanremo e delle continue bocciature – e oggi, a venti anni dal nostro trionfo a Sanremo, siamo stanchi di avere questa fama. Subito dopo la vittoria il mondo della musica italiana iniziò a chiuderci le porte”.

I Jalisse, composti da Fabio Ricci e dalla moglie Alessandra Drusian, vinsero nel 1997 il Festival di Sanremo grazie al brano “Fiumi di parole”. Dopo la vittoria però la loro vita non è cambiata e il mondo della musica e dello spettacolo si è dimenticato di loro. “All’epoca per la rabbia non mangiavo quasi più – ha spiegato Ricci, che oggi ha 51 anni –  avevo perso quindici chili. Tre anni dopo Sanremo avevo bisogno di soldi e trovai lavoro come cameriere. Poi sono tornato alla musica, mi hanno salvato mia moglie Alessandra e le mie figlie Angelica e Aurora: sono la “fortezza” che mi difende e che mi ha impedito di crollare per il dolore e le umiliazioni di quello che ci è accaduto”.

All’epoca la vittoria del duo venne molto criticata e, secondo i Jalisse, quello fu l’inizio della fine, con un boicottaggio che dura anche oggi, visto che da oltre vent’anni la coppia si propone per il Festival di Sanremo, ma viene bocciata. “Non abbiamo prove – hanno detto i Jalisse -, ma la sensazione è che in Italia ci sia un boicottaggio nei nostri confronti. Per nostra fortuna, nel 1997 partecipammo all’Eurofestival: arrivammo quarti, riuscimmo a farci conoscere in Europa e questo ci garantisce ancora serate all’estero. Di Fiumi di parole realizzammo una versione in spagnolo: ebbe successo in Sudamerica e ancora oggi ci chiamano in Paesi come il Cile e l’Argentina”.

In Italia invece le porte sono sempre chiuse per il gruppo: “Porte chiuse nelle grandi radio – ha spiegato Fabio Ricci dei Jalisse -, porte chiuse nelle case discografiche, porte chiuse ovunque. Se pubblichiamo un singolo o un album, non abbiamo spazi per fare promozione, se non nelle radio locali. Eppure, alcune canzoni che in ltalia il pubblico non ha avuto modo di ascoltare poi sono andate bene all’estero. Unii è andata forte addirittura in Iran, mentre un’altra è stata programmata in Croazia e in molte radio francesi. In Italia nulla”.

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