La Top 11 di Cruyff, bocciati Messi e Ronaldo

A sei mesi di distanza dalla sua morte, esce "La mia rivoluzione", la biografia di Johan Cruyff

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Le Top 11 ideali formate con i migliori giocatori di tutti i tempi sono sempre destinate a far discutere e non fa eccezione in questo senso quella di una leggenda del calcio come Johan Cruyff

A sei mesi di distanza dalla sua morte, provocata da un tumore ai pulmoni, è infatti "La mia rivoluzione", la biografia del mitico numero 14 dell'Ajax, con cui ha vinto tutto prima di trasferirsi al Barcellona. Nel suo palmares spiccano una coppa Intercontinentale (1972), una Supercoppa d’Europa (1972), 3 coppe Campioni (1971, 1972 e 1973), 9 campionati d’ Olanda (1966, 1967, 1968, 1970, 1972, 1973, 1982, 1983 e 1984), 6 coppe d’ Olanda (1967, 1970, 1971, 1972, 1983 e 1984), un campionato di Spagna 1974, una coppa di Spagna (1978) e 3 Palloni d’ oro (1971, 1972 e 1974). Gli è mancato il trionfo con la sua nazionale, con cui perse la finale dei Mondiali del 1974 contro la Germania Ovest.

Nel libro, che contiene le memorie del Pelè bianco (come lo soprannominò Gianni Brera), Cruyff ha anche schierato la sua formazione dei sogni, escludendo (oltre a se stesso) i fuoriclasse dei giorni nostri, compresi i due pluripremiati, ovvero Messi e Cristiano Ronaldo.

In porta Cruyff ha scelto Yashin, l'unico portiere ad aver vinto il Pallone d'oro, e non Buffon, tanto per fare un altro nome di un big escluso.

Difesa a tre con Roberto Carlos, il Kaiser Franz Beckenbauer e il suo ex compagno di squadra all'Ajax e in nazionale Ruud Krol. Anche qui niente italiani, con buona pace di Baresi e Maldini.

A centrocampo spazio a Pep Guardiola, che l'olandese allenò ai tempi del Barcellona, Bobby Charlton, Alfredo Di Stefano e un altro componente del Grande Ajax dei primi anni Settanta, Piet Keizer.

In attacco non potevano mancare Maradona e Pelé. A completare il tridente c'è un altro brasiliano, Garrincha, bicampione del mondo.

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