Domenica 30 ottobre andrà in scena la penultima prova del Motomondiale 2016, quella del GP della Malesia a Sepang, dove ormai 5 anni fa è tragicamente scomparso Marco Simoncelli per i traumi riportati in un terribile incidente alla curva 11, con Colin Edwards e Valentino Rossi che non hanno potuto evitare la moto e il povero pilota a terra sull'asfalto.
E a distanza di 5 anni ancora non ci si riesce a spiegare se quell'episodio sia frutto della tragica fatalità, di uno scherzo del destino, oppure se sia stato causato da 'qualcosa' di evitabile, che sia stato un errore umano o i limiti della moto.
Proprio su questo ultimo punto è interessante l'analisi di Nico Cereghini, giornalista motoristico ed ex pilota che tra il 1975 e il 1978 disputò 9 gare del Motomondiale in classe 500. Un'analisi – consegnata a moto.it – nata dal confronto tra il comportamento della Honda di Marco Simoncelli e di quella del fresco campione iridato Marc Marquez.
"La sequenza della caduta fatale a Marco Simoncelli cinque anni fa, e tante quasi/cadute e semi/cadute di Marc Marquez nelle ultime stagioni – ha esordito Cereghini –. In comune c'è un pilota coraggioso che non si arrende anche se ormai è praticamente a terra: appeso alla sua moto, prova a tirarla su servendosi del ginocchio e della spalla".
Quello che però non è in comune è, purtroppo, l'epilogo: "Ma in un caso, quello drammatico del Sic, la Honda continua a percorrere la curva quasi in autonomia senza rallentare, e finisce per tagliare la pista; nell'altro caso, quello che è diventato frequente per il campione del mondo 2016, la moto fa il contrario: perde velocità, rallenta quel tanto da consentire al pilota-acrobata di rimettersi in sella senza dove fare dei rodei; oppure, se la caduta è inevitabile, si arresta pochi metri più in là con il pilota appeso sotto, senza nemmeno uscire di pista".
Qual è dunque per Cereghini la differenza sostanziale tra la moto del Sic e quella del catalano? "Una moto purtroppo si è comportata da stupida, l'altra sembra invece molto ma molto intelligente".
La conclusione è molto interessante: "Non sappiamo se lo sfortunatissimo Simoncelli di Sepang, in quel tentativo molto fisico di recuperare la sua moto, aveva ancora il controllo dell'acceleratore o lo aveva perduto. Io propendo per la seconda ipotesi e forse soltanto la telemetria lo sa, ma non è stata diffusa. Di sicuro le farfalle erano aperte almeno parzialmente, perché la ruota posteriore, sebbene con un minimo contatto con l'asfalto, continuava a "spingere" la Honda. Pensai subito, e lo penso tuttora, che sia stata l'elettronica ad assicurare la trazione alla ruota in quelle condizioni estreme, persino con quella inclinazione ormai oltre il limite. E adesso mi viene un dubbio suggestivo: che la HRC, dopo la tragedia di Marco, abbia sviluppato un’assistenza elettronica specifica per aiutare il pilota che non si arrende".