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Morto John Hurt, star di “Harry Potter” e “Alien”

È morto John Hurt, celebre attore britannico protagonista di “Harry Potter”, “Alien” ed “Elephant Man”

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È morto John Hurt, attore britannico celebre per aver recitato in film cult come “Elephant Man” ed “Harry Potter”. Hurt aveva 77 anni e si è spento dopo aver combattuto una lunga battaglia con il cancro. La malattia l’aveva debilitato, ma non gli aveva impedito di continuare a recitare. Fra i suoi ultimi lavori c’è l’acclamatissimo “Jackie” di Pablo Larraín, che uscirà al cinema il prossimo 23 febbraio, in cui Hurt veste i panni di Richard McSorley, amico di Jackie, accanto a lei nei giorni successivi alla morte del marito. Nei prossimi mesi uscirà anche “Darkest Hour”, la pellicola su Winston Churchill in cui l’attore veste i panni di Neville Chamberlain, che fra il 1937 e il 1940 fu primo ministro del Regno Unito.

Diviso fra cinema, teatro e televisione, John Hurt nella sua decennale carriera ha recitato in centinaia di opere, alcune di grandissimo successo. Fra questi “The Elephant Man”, in cui interpretava John Merrick, “Alien” ed “Harry Potter”, in cui vestiva i panni di Garrick Ollivander, venditore di bacchette. Tanti i premi, fra cui due nomination all’Oscar per “The Elephant Man”, “Fuga di mezzanotte”, un Golden Globe e vari BAFTA.

Nato nel 1940 a Shirebrook, nel Derbyshire, in Inghilterra, era figlio di un matematico e di un’attrice. Dopo gli studi alla Royal Academy of Dramatic Art, a 22 anni iniziò a recitare a teatro. Il successo arrivò grazie alla tv con “The Naked Civil Servant” con cui vinse un Emmy e un premio ai British TV Awards. Fra il 1978 e il 1980 recitò in una serie di film famosissimi, fra cui “Fuga di mezzanotte”, “Alien” e “The Elephant Man”.

Parlando di recitazione, l’attore affermò che per lui era come giocare a indiani e cowboy. “È il mio modo per smorzare tutte quelle cose pretenziose che si dicono sulla recitazione – aveva detto -. Quello che intendo è che se fingi abbastanza bene, il pubblico ti crede. Davanti a una cinepresa cerchi di fare piccole cose, gesti rivelatori che spieghino cose, sperando che il regista, e la cinepresa, ci facciano caso”.

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