La popolazione mondiale non è decisamente distribuita in maniera uguale su tutti i continenti, su questo non ci piove. Fate un salto a Londra e fate un salto in Australia, e vi renderete subito conto di come siamo sparsi diversamente su questo pianeta, concentrati soprattutto nelle città. E, come tutti sappiamo, i posti in cui si sta più “schiacciati” si trovano in Asia.
Cina e Giappone ad esempio sono veri e propri simboli del sovrappopolamento, con numeri che fanno girare la testa e che costringono i governi a mettere in pratica misure d’emergenza. Ma numeri e percentuali non ti mettono davanti agli occhi la realtà, non funzionano a livello istintivo. Qualcuno ha deciso quindi di visualizzarlo in maniera molto più semplice: disegnando un cerchio su una mappa.
Il cerchio in cui vive metà del mondo
Vedete quel cerchio che prende dentro mezza Cina, Giappone e parte delle isole a sud del continente? In quel cerchio vivono metà dei sette miliardi di persone che fanno parte della popolazione mondiale. Di queste, la stragrande maggioranza sono cinesi e indiani, che totalizzano entrambi ben più di un miliardo di persone.
I dati sono aggiornati all’incirca fino al 2013, e le cifre sono sicuramente più alte al giorno d’oggi. Abbiamo un miliardo e quattrocento milioni per la Cina, uno e duecento per l’India, e un salto piuttosto significativo per gli altri paesi. L’Indonesia si ferma “solo” a 250 milioni di persone, e il Bangladesh a 163. La parte di Russia nel cerchio, invece, è molto sparsamente popolata.
Sovrappopolazione
Stando alle predizioni dell’Onu, nel 2050 un numero di persone pari a tutta la popolazione in quel cerchio vivrà nelle città asiatiche. Un problema enorme per i governi del luogo, Cina in prima linea, ma qualcosa che riguarda da vicino anche noi, in quanto semplicemente abitanti del pianeta. Più persone significa più cibo, più risorse, e ci sono limiti a quanto possiamo riuscire a produrre.
Le soluzioni come la politica cinese del figlio unico non paiono avere dato risultati. Affrontare il futuro significa affrontare questo problema, e trovare metodi sostenibili per continuare ad espanderci come specie senza distruggere e fare inaridire quello che ci permette di sopravvivere. Forse è arrivato il momento di iniziare a guardare allo spazio.