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Perchè si dice 'essere ai ferri corti'? Origine del modo di dire

È corretto dire "essere ai ferri corti" quando un problema si protrae a lungo. Ma da dove nasce questo modo di dire? E come va usato?

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Giuseppe Guarino

Giuseppe Guarino

Giornalista

Ph(D) in Diritto Comparato e processi di integrazione e attivo nel campo della ricerca, in particolare sulla Storia contemporanea di America Latina e Spagna. Collabora con numerose testate ed è presidente dell'Associazione Culturale "La Biblioteca del Sannio".

Come gran parte delle espressioni che usiamo correntemente nella lingua italiana, il modo di dire “essere ai ferri corti” è diventato di uso comune nel nostro linguaggio quotidiano, pur perdendo gran parte del suo significato originario e dell’etimo.

Si tratta di un modo di dire che utilizziamo per descrivere una situazione in cui siamo giunti al punto culminante di un confronto, dove tutto si gioca e si rischia. Ma si tratta del modo corretto di utilizzarlo?

E poi, da dove proviene questa espressione e qual è il suo corretto utilizzo? In questo articolo, andremo ad esplorare insieme l’origine di questo modo di dire e cercheremo di capire come utilizzarlo nel contesto appropriato.

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‘Essere ai ferri corti’, l’origine del modo di dire

L’espressione “essere ai ferri corti“, talvolta usata anche nella variante “venire ai ferri corti“, ha il significato di litigare o discutere violentemente. Si utilizza soprattutto per descrivere un contrasto o una discussione che si sono inaspriti al punto da arrivare a una rottura definitiva, senza più riguardo o cautela. Questo è il momento in cui si viene “ai ferri corti”, un’espressione che trova le sue radici nel passato.

Originariamente, i “ferri corti” erano pugnali o lame più leggere, che i combattenti tenevano attaccate alla cintola anche dopo una lunga battaglia. Questi erano gli strumenti con cui si affrontava l’ultima fase del combattimento. Quindi, l’uso dell’espressione “essere ai ferri corti” si riferisce a situazioni in cui si arriva a uno scontro diretto e inevitabile, senza possibilità di tornare indietro.

Nel contesto originario, quando ci si trovava a distanza di spade, si rispettavano le regole cavalleresche e nobili di combattimento. Tuttavia, quando si passava “ai ferri corti“, tutte le regole venivano abbandonate per passare alla sfida all’ultimo sangue più cruenta.

Da questa connotazione storica, quindi, l’espressione “essere ai ferri corti” ha assunto un significato più ampio nella lingua italiana contemporanea. Oggi, viene utilizzata per indicare situazioni in cui si arriva a uno scontro diretto e irrimediabile, senza possibilità di mediazione o compromesso. In quel momento, la discussione non ha più alcuna cautela formale: si passa a un litigio puro e semplice, in cui non si discute, ma si grida; non ci si confronta, ma ci si sfida apertamente. Praticamente non c’è più alcun dialogo né voglia di cercarlo.

Quali sono i ferri corti e perché sono considerati arme bianche?

Come accennato in precedenza, i “ferri corti” rappresentano pugnali, coltelli e altre armi bianche. Questi strumenti evocano un senso di combattimento primitivo e viscerale, stabilendo un collegamento tra l’uomo delle caverne e quello moderno.

Le armi bianche, tra cui i coltelli e altre armi affilate, sono definite così per una ragione specifica. Il termine “armi bianche” deriva dal riflesso bianco del sole sulle superfici metalliche di queste armi. Questa terminologia ha origine in tempi antichi, quando si volle indicare il passaggio tecnologico dalle lame di pietra, rame, bronzo e ferro a quelle estremamente più efficienti realizzate in acciaio, che in confronto apparivano, appunto, di colore bianco.

L’introduzione dell’acciaio come materiale per la fabbricazione delle lame rappresentò infatti un notevole miglioramento rispetto ai materiali precedenti, in termini di resistenza, durata e affilatura. Le lame in questo materiale divennero simbolo di un’arma superiore e più efficace, rispetto alle vecchie lame di colori scuri. Il termine “armi bianche” divenne quindi comune per identificare questo nuovo tipo di oggetto, ma anche per indicarne la letalità e pericolosità.

Le armi bianche hanno svolto un ruolo cruciale nelle antiche civiltà, sia come strumenti di difesa che come armi da combattimento. Nel corso della storia, sono state sviluppate diverse varietà di armi bianche, ognuna con le proprie caratteristiche e utilizzo specifico. Queste armi spaziano dai pugnali e coltelli più piccoli alle spade e alle sciabole più imponenti, dimostrando la loro rilevanza culturale e storica.

Abbiamo queste categorie di armi bianche:

  • da lancio (giavellotti, tomahawk), atte a essere lanciate;
  • da botta (bastoni, martelli, clave, mazze chiodate), atte a colpire, ferire, ammaccare, percuotere, contundere.
  • da taglio (spade, sciabole, coltelli, asce), finalizzate a tagliare.
  • da punta (pugnali, stiletti, lance, picche, baionette), atte a colpire di punta, penetrare, sfondare, infilzare.
  • da tiro (arco, balestra, frecce), atte a essere lanciate a grandi distanze.
  • da difesa (scudi, cimieri), atti a difendersi dai colpi di arma bianca.
  • morbide (chigiriki, jiu jie bian), armi pieghevoli e snodate.

Esistono anche altre classificazioni, tra le quali questa

  • Armi inastate: caratterizzate da una lama affilata montata su un’asta lunga, solitamente in legno o metallo. Questa categoria include lance, alabarde, picche e altri tipi di armi simili. L’asta allunga la portata dell’arma, consentendo all’utilizzatore di attaccare l’avversario a una distanza maggiore. Le armi inastate sono spesso utilizzate da soldati in formazioni di schieramento, come le picche schierate dagli opliti greci o le lance delle cavallerie medievali.
  • Armi da taglio: comprendono spade, sciabole, coltelli e altre armi simili che presentano una lama affilata progettata per tagliare. Queste armi sono generalmente più corte rispetto alle armi inastate e sono progettate per essere maneggiate con una o due mani. Le spade, ad esempio, sono armi da taglio a lama dritta, mentre le sciabole hanno una lama incurvata. Le armi da taglio sono versatili e possono essere utilizzate sia per attacchi penetranti che per tagliare e fendere l’avversario.
  • Armi contundenti: sono armi progettate per infliggere danni tramite colpi di impatto, piuttosto che attraverso lame affilate. Questa categoria include mazze, martelli, clave e altre armi simili. Le armi contundenti sono caratterizzate da una testa pesante, spesso in metallo, che viene fatta ruotare o fatta oscillare per colpire l’avversario. Queste armi sono efficaci nel rompere l’armatura o nel provocare danni traumatici senza bisogno di penetrare nel corpo. Le armi contundenti sono particolarmente utili in situazioni in cui l’obiettivo è atterrare o stordire l’avversario piuttosto che ucciderlo.

Come si dice “essere ai ferri corti” in inglese?

L’espressione “essere ai ferri corti” in italiano può essere tradotta anche in inglese. Non va tradotta letteralmente come “be at the short irons”, che non significa niente. Il modo di dire che corrisponde a quello italiano è invece l’idioma “be at loggerheads“.

Questa locuzione inglese ha una storia interessante: sebbene oggi “loggerheads” si riferisca principalmente alle tartarughe marine, nel XVII secolo aveva un significato legato a utensili da cucina in acciaio che venivano usati come armi solo in situazioni disperate, quando si arrivava appunto “ai ferri corti” e l’uso dei loggerheads come armi simboleggiava la gravità e l’intensità del confronto.

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