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Ritwittare danneggia la memoria, lo dice la scienza

Si può perdere la memoria per colpa di un banale retweet usando l'applicazione Twitter? La risposta della scienza ha dell'incredibile

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Perdere la memoria semplicemente ritwittando frasi o articoli trovati in rete. È quanto afferma una recente ricerca condotta dalla Cornell University, in stretta collaborazione con la Beijing University. Stati Uniti e Cina sembrano essere d’accordo: un utilizzo improprio di Twitter creerebbe dei seri danni alle nostre capacità cognitive . Rendere consapevole il più in fretta possibile buona parte di coloro che trascorrono intere giornate calcando il simbolo del retweet è uno degli obiettivi di questa singolare ricerca. Chi crede che sia un allarme infondato, lanciato da una scienza non abbastanza ‘social’, è in errore. Lo studio chiarisce dettagliatamente i motivi per i quali si è arrivati a questa conclusione. Per certi versi drammatica.

In che modo ritwittare farebbe perdere la memoria agli utenti che utilizzano in più di un’occasione il famigerato (per la scienza) pulsante? Secondo gli esperti della Cornell University, sita nello stato di New York, la pratica di condividere o appunto ritwittare le più svariate informazioni che il web propone di secondo in secondo sarebbe deleteria per la mente dell’uomo. Gli utenti social infatti, facendo un uso improprio della funzione retweet , nel caso di Twitter, o condividi, nel caso di Facebook, inconsapevolmente stanno creando quello che viene definito un sovraccarico cognitivo. Con tale definizione, gli studiosi dell’università americana, insieme ai colleghi di Pechino, ribadiscono il concetto fondamentale della loro tesi: ritwittare più notizie fa sì che la persona abbia un deficit sull’apprendimento di quella stessa informazione.

È anche una questione di originalità. Sempre secondo la Cornell University, negli ultimi tempi, con il dilagare dei retweet e delle condivisioni, sempre più persone affidano quelli che dovrebbero essere i loro pensieri a individui terzi. Al giorno d’oggi, sempre meno persone pubblicano idee originali, questo uno dei passaggi della tesi sostenuta dal professore Qi Wang, della Cornell. Quest’ultimo afferma con decisione che condividere ha degli effetti negativi, prendendo di mira appunto i tasti che vengono maggiormente utilizzati dagli utenti che utilizzano i social network come Twitter e Facebook. A supporto della tesi, gli studiosi americani hanno effettuato un secondo esperimento, attraverso cui hanno dimostrato come gli studenti che non avevano condiviso le proprie informazioni con altri colleghi fossero risultati migliori rispetto invece a chi aveva, prima dell’esame, ricevuto e scambiato informazioni navigando in rete o parlando con altri studenti.

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