Si dice babbo o papà? Le differenze tra i due termini

Tra 'babbo' e 'papà': differenze e riflessioni sui due termini per chiamare nostro padre.

21 Aprile 2023
Fonte: 123RF

Il 19 marzo di qualche anno fa, giorno in cui in Italia si celebra la figura paterna durante la Festa del Papà, un dibattito linguistico ha preso vita riguardo alla scelta del termine corretto per riferirsi al proprio padre.

Anche l’Accademia della Crusca, la rinomata istituzione italiana dedicata allo studio e alla conservazione della lingua italiana, ha cercato di offrire una risposta definitiva a uno dei più grandi quesiti della lingua italiana: si dice “babbo” o “papà”?

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Entrambi i termini sono comuni in Italia per indicare il padre, ma vi sono differenze sottili che li distinguono. In questo articolo esploreremo a fondo le sfumature linguistiche tra “babbo” e “papà”, cercando di comprendere quale sia il più appropriato da utilizzare in diverse situazioni.

Scopriremo che la scelta tra “babbo” e “papà” va oltre una semplice preferenza personale, ma riflette anche la cultura, la geografia e le dinamiche familiari all’interno della lingua italiana. Insomma, ce n’è un po’ per tutti i gusti.

Che differenza c’è tra babbo e papà?

Accanto al termine “padre“, che ha una connotazione denotativa e si riferisce semplicemente all’uomo che ha generato un figlio, l’italiano comune attuale offre due forme familiari e affettive per indicare il proprio padre: “babbo” e “papà“. Nella nostra lingua, entrambe queste parole sono spesso utilizzate come allocutivi, cioè espressioni usate per rivolgersi affettuosamente o familiarmente a una persona.

Tuttavia, nonostante possano sembrare sinonimi, “babbo” e “papà” presentano alcune differenze sottili in termini di significato, uso geografico e connotazioni culturali, che ne fanno due parole distintive all’interno della lingua italiana.

Andiamo quindi a vedere in dettaglio quali sono queste differenze e come influiscono sulla scelta tra “babbo” e “papà”.

Babbo” è spesso associato a un’immagine più tradizionale e affettuosa del padre, evocando un’immagine di figura paterna amorevole e protettiva. Al contrario, “papà” è considerato più informale e colloquiale, ed è spesso associato a un’immagine di padre più moderna e rilassata.

Tuttavia, queste connotazioni possono variare a seconda del contesto culturale e familiare in cui vengono utilizzati i termini. E spesso si tratta soltanto di una questione di contesto, educazione ed abitudine.

Proseguendo, “babbo” è generalmente considerato un termine più intimo e affettuoso rispetto a “papà“. Viene spesso utilizzato all’interno della famiglia o tra amici stretti per indicare un legame affettivo speciale con il padre. “Papà“, d’altro canto, è più neutro e può essere usato in contesti più formali o informali.

Differente è il termine “padre“, utilizzato più spesso per rivolgersi al genitore di qualcun altro, per parlare in contesti decisamente formali o per rivolgersi direttamente alla divinità.

“Padre”, infatti, indica un certo distacco e una mancanza di colloquialità, accompagnato spesso da una forma di cortesia come il “voi” o, più raramente, il “lei”.

Dove si dice babbo e dove si dice papà?

In Italia, l’uso della parola “babbo” o di quella “papà” varia a seconda delle diverse regioni e tradizioni linguistiche locali.

Ad esempio, “papà” è un termine di origine francese, introdotto in Italia molto tempo fa, ed è tradizionalmente utilizzato nel Nord Italia, in particolare nelle regioni del Piemonte e del Veneto.

D’altra parte, “babbo” è più diffuso in altre regioni come Romagna, Umbria, Marche, Sardegna e nel Lazio settentrionale.

Nelle altre regioni, “papà” ha sostituito termini tradizionali come “tata” in Lazio meridionale, Abruzzo, Puglia settentrionale e Campania, e “atta” in Puglia, Basilicata e Campania meridionale, tutti utilizzati per indicare il padre. Ad esempio, nel libro “Cuore” di Edmondo De Amicis, c’è un racconto intitolato “L’infermiere di Tata”, nel quale si racconta la storia di un bambino napoletano che veglia un uomo malato, costretto in ospedale, credendolo suo padre.

Tuttavia, è importante notare che in alcune parti d’Italia, il termine “babbo” può essere considerato offensivo e usato per indicare una persona “stupida“. Pertanto, è necessario fare attenzione all’uso di questo termine in contesti diversi.

Un’eccezione interessante è l’espressione “Babbo Natale“, utilizzata comunemente in tutta Italia per riferirsi all’americano Santa Claus. Nonostante l’uso di “papà” come termine più comune per padre in tutto lo stivale, l’espressione “Babbo Natale” si è imposta nella lingua italiana, indicando una particolare eccezione a questa differenza regionale nell’uso dei due termini.

Si tratta forse di un utilizzo derivato dal suono più affabile e dall’immagine più affettuosa per riferirsi al panciuto personaggio vestito di rosso. Altre espressioni, invece, come “figlio di papà” per riferirsi a qualcuno che viene favorito dalla ricchezza e dalla posizione sociale della famiglia, hanno un tono decisamente negativo.

Papà o Babbo? Chi è nato prima

La questione sull’origine e l’uso di “papà” e “babbo” nella lingua italiana ha suscitato dibattiti e discussioni nel corso dei secoli.

Secondo Giuseppe Frizzi, uno studioso italiano del XIX secolo, “padre” è la forma vera e nobile che si riferisce a tutti i padri in generale. Tuttavia, Frizzi sostiene che “babbo” è utilizzato dai bambini o dagli adulti in modo affettuoso, mentre “papà” non è altro che una leziosaggine francese che viene adottata da coloro che cercano di imitare gli stranieri in modo goffo.

Successivamente, il dibattito ha assunto toni ancora più critici nei confronti del termine “papà“, visto come un inutile ricorso a una parola straniera in sostituzione di un termine tradizionale.

Poi, la questione si era spostata sul livello delle classi sociali: i più ricchi preferivano utilizzare la parola “papà“, mentre le persone del popolo rimanevano ancorate al “babbo“. Tuttavia, pare che “papà” sia una derivazione diretta di “padre“, essendo la storpiatura in linguaggio infantile di questo termine ben più austero.

In passato, nessuna delle edizioni più antiche del vocabolario d’italiano registrava la voce “papà” o “pappà“, suggerendo che “babbo” fosse il termine originale.

Tuttavia, anche l’Accademia della Crusca, l’istituzione italiana per la normazione della lingua, ha espresso il proprio parere sulla questione. Secondo la Crusca, mentre la lingua ha accettato il termine “papà” nonostante la sua provenienza straniera, l’espressione “babbo” è diventata un regionalismo diffuso soprattutto in Toscana.

Ciò non toglie che ancora oggi in molti, soprattutto i toscani, inorridiscono quando sentono utilizzare la parola “papà” al posto di “babbo”.

Quindi, sembrerebbe che “babbo” sia nato prima nell’italiano, mentre “papà” sia un francesismo adottato successivamente.

Tuttavia, l’uso di entrambi i termini si è evoluto nel tempo e può variare a seconda delle regioni, delle tradizioni locali e dei contesti di comunicazione.

In ogni caso, come abbiamo visto, sia la parola “papà” che la parola “babbo” sono usate comunemente in Italia per riferirsi affettuosamente al proprio padre, portandosi dietro tutto il carico di diverse origini linguistiche e connotazioni culturali alle quali abbiamo fatto riferimento.

E voi? Quale parola utilizzate per riferirvi affettuosamente a vostro padre o per farvi chiamare dai vostri figli?

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