Il manager italiano diventato Ironman in memoria del figlio

Dopo la morte del figlio a soli tre anni, Raffaele Gerbi si è trasformato in un Ironman in memoria di Thomas

4 Settembre 2017
Fonte: Facebook

È diventato Ironman per superare il dolore della perdita di un figlio e preservarne la memoria. Fa riflettere ed emozionare la storia di Raffaele Gerbi, divenuto una sorta di “supereroe dello sport” dopo la morte del piccolo Thomas. Il bambino aveva solo due anni quando gli è stato diagnosticato un neuroblastoma, una rata forma di tumore. Da quel momento per il piccolo e la sua famiglia è iniziato un incubo, terminato nel peggiore dei modi. A tre anni Thomas se n’è andato, gettando nella disperazione i suoi genitori. Proprio in quel momento è iniziata la carriera sportiva di Raffaele Gerbi che, grazie al consiglio di un medico dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano, ha cominciato a praticare il triathlon. Da allora ha deciso di allenarsi fra bicicletta, corsa e nuoto, diventando un Ironman per combattere il dolore e la sofferenza della perdita.

Lo sport ha rappresentato per questo manager di 47 anni una medicina e ora parteciperà alla finale mondiale del circuito Ironman che si terrà negli Stati Uniti, a Chattanooga (Tennessee) domenica 10 settembre. Qui dovrà percorrere 70,3 miglia a nuoto, correndo e in bici, sempre nel nome di Thomas. Insieme a lui ci saranno anche la moglie Daniela, con i piccoli Christian e Allegra, arrivati dopo la morte del primo figlio.

“Era passato pochissimo dalla morte di Thomas — ha raccontato Raffaele —. Ogni mattina andavo al cimitero a trovarlo. Un giorno vedo delle viole, già secche, lasciate da non so chi – quelle viole, messe in un vasetto dalla moglie, rifioriscono -. L’ho sentito come un invito di Thomas alla rinascita”.

I Mondiali di Ironman dell’uomo sono legati anche ad un’associazione benefica, la “Una onlus”, che raccoglie fondi per la ricerca sui tumori e grazie alla quale Raffaele ha unito solidarietà e sport. “A febbraio abbiamo fondato una scuola di triathlon e ciclismo per bambini normodotati e per chi ha problemi” ha raccontato, mentre si prepara a gareggiare, ancora una volta per il suo bambino.

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