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Trapianto di testa, un chirurgo cinese dice che è pronto

Il trapianto di testa è da sempre un argomento tabù ma, secondo un chirurgo cinese, è una procedura chirurgica possibile che non vede l'ora di mettere in pratica

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Il trapianto di testa rappresenta una delle frontiere della medicina invalicabili. Ma, il chirurgo ortopedico cinese Xiaoping Ren della Harbin Medical University, sostiene di sentirsi pronto ad avviare tale procedura e sta mettendo in piedi un team d’eccezione. La comunità scientifica nutre dei seri dubbi a riguardo data l’intensità dell’intervento. Il trapianto di testa non è solo una trasposizione di un organo da una regione ad un’altra di un organismo, in questo caso si tratta di un trapianto totale del corpo che consisterebbe nel ricevere, da un donatore morto, la parte del suo corpo che va dalla testa in giù.

Questa verrebbe impiantata sulla testa di un paziente affetto da miopatie degenerative, come i distrofici. Il team del dottor Ren avrebbe già trovato un paziente che si sottoporrebbe all’intervento senza pensarci due volte.
Si tratta di un trentenne affetto da una malattia grave che, ogni anno, lo conduce ad un peggioramento irreversibile. All’interno del team è presente anche un italiano, Sergio Canavero, che ha eseguito il primo trapianto di testa su una scimmia. Canavero sostiene che l’intervento sia andato benissimo: la scimmia è sopravvissuta alla procedura chirurgica senza riportare danno cerebrale alcuno. Il neurochirurgo italiano, con la sua équipe, ha collegato con successo tutti i vasi sanguigni tralasciando, però, il midollo spinale.

Inoltre, sostiene che entro due anni potrà essere realizzato anche sull’uomo. Nonostante questo grande esito favorevole, nel mondo scientifico vi sono ancora troppe controversie circa il trapianto di testa. Difatti, trovano impossibile che il cervello venga preservato del tutto, o che il sistema immunitario possa non rigettare la nuova parte trapiantata in seguito alla congiunzione delle fibre nervose al midollo spinale. In realtà, Canavero ha addirittura affermato che non esiste nemmeno il pericolo di rigetto, se non quello psicologico.

Ma, per quello, ha già pensato a come risolverlo trovando abbordabile la soluzione di far vivere, al paziente, una realtà virtuale attraverso l’uso di particolari occhiali che gli mostreranno la sua testa trapiantata ad un corpo che non era suo. Per ragioni etiche, quasi tutto il mondo (scientifico e non) gli va contro, ma al neurochirurgo di nuova generazione pare non importare. Espone, con orgoglio, la sua teoria convinto che col team di Ren riuscirà a rivoluzionare la medicina e la vita di tutti quei pazienti paraplegici.

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