Una fotocamera che fotografa dietro gli angoli, il sogno dei paparazzi

Una foto dietro l'angolo è forse il sogno di ogni paparazzo moderno e in quattro anni potrebbe diventare realtà

4 Agosto 2016
Fonte: flickr.com

L’ideale fotocamera per paparazzi sarebbe quella in grado di poter scattare foto da posizioni impossibili, che consentono di non essere visti dal soggetto inquadrato. A breve i sogni di tutti i cacciatori di scoop del mondo saranno esauditi, dal momento si potranno scattare foto da dietro l’angolo. Stando a quanto riportato dal Morgridge Institute for Research, nel corso di quattro anni sarà possibile trovare nei negozi una macchina fotografica in grado di rivelare gli oggetti nascosti dietro un ostacolo, consentendo dunque foto dietro l’angolo. Il progetto era nato presso l’Istituto di tecnologia del Massachusetts, attirando poi l’attenzione del Dipartimento della Difesa, che ha accelerato il processo di sviluppo con 4.4 milioni di dollari.

Sul fronte quotidiano potrebbe diventare la perfetta fotocamera per paparazzi, che già devono lottare contro la sciarpa anti-flash, anche se la politica degli Stati Uniti spera di poterne far uso sul campo di battaglia. Questa tecnologia funziona con un laser che colpisce una stanza, rimbalza contro un muro e rimbalza su ogni altro oggetto presente, per poi restituire svariati fotoni alla fotocamera, che arrivano in tempi di poco differenti, a seconda della distanza degli oggetti stessi. Le informazioni ricevute vengono poi rielaborate dalla fotocamera, per da forma a una versione digitale della stanza analizzata, comprese eventuali persone presenti.

Si tratta di una tecnologia molto complessa, com’è facile intuire, dunque, al di là di prevedibili costi decisamente elevati, risulta impossibile ipotizzare una fusione con il mondo degli smartphone, anche il più caro al mondo. Intanto il gruppo di ricerca è al lavoro sulla sensibilità del laser utilizzato, che dovrà essere in grado di saltare da una parete all’altra. Velten, ricercatore a capo del progetto, ha ribadito come il sensore debba essere abbastanza potente per ottenere anche il minimo quantitativo di fotoni dai ribalzi successivi al primo. Quest’ultimo è infatti il più forte ma, col passare dei colpi lanciati, la potenza diminuisce sensibilmente e con essa il numero di dati ottenuti.

Facile ipotizzare l’uso militare di tale tecnologia, che andrebbe ben oltre il business dei droni, potendo sapere cosa accade in un luogo prima di intervenire con forze armate. Allo stesso modo un paparazzo potrà avere una dettagliata descrizione di una scena, pur senza essere nella stessa stanza.

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