25 anni fa moriva Audrey Hepburn: icona di stile e di eleganza, considerata una fra le attrici più belle del mondo. Chic, ironica e mai sopra le righe, la Hepburn ha legato la sua carriera alla celebre Holly Golightly di “Colazione da Tiffany”, ma anche a Sabrina e alla principessa Anna.
Era il 20 gennaio del 1993 quando, a soli 63 anni, Audrey Hepburn morì a Losanna, dopo una vita costellata di successi e ruoli indimenticabili. Diva da Oscar, star del cinema, ma anche madre di famiglia e ambasciatrice dell’Unicef: negli anni questa donna straordinaria è riuscita a cambiare pelle e a trasformarsi come nessun altra.
Vero nome Edda van Heemstra Hepburn-Ruston, Audrey era nata nel 1929 in Belgio da una famiglia aristocratica che però non era stata risparmiata dalla guerra e dalla furia dei nazisti. Dopo la liberazione, nel 1945, l’attrice si era trasferita ad Amsterdam e poi a Londra per studiare danza. Il suo sogno era quello di diventare una ballerina classica.
L’altezza però non le aveva permesso di iniziare una carriera e poco dopo aveva iniziato a dedicarsi al teatro e in seguito al cinema. All’inizio degli anni Cinquanta divenne famosa grazie al ruolo di Gigi, protagonista dello spettacolo teatrale Colette. Nel 1953 interpretò la principessa Anna di “Vacanze Romane” con cui vince l’Oscar. Poco dopo arrivarono “Sabrina”, “Guerra e pace”, “La storia di una monaca” e “Colazione da Tiffany”, il film che la incoronerà come icona di stile, grazie soprattutto al tubino nero firmato Givenchy.
Nel 1954 sposò Mel Ferrer e, dopo un percorso doloroso e vari aborti, riuscì a diventare madre. Nel 1960 nacque il figlio Sean, mentre dopo 14 anni la storia d’amore con il Ferrer arrivò al capolinea. Nel 1969 sposò l’italiano Andrea Dotti da cui avrà un anno dopo il figlio Luca.
Poco dopo Audrey Hepburn lasciò il mondo del cinema per fare la mamma e l’ambasciatrice dell’Unicef. “Alcuni pensano che rinunciare alla mia carriera sia stato un grande sacrificio fatto per la mia famiglia, ma non è per niente così – aveva rivelato una volta. – È la cosa che più desideravo fare”.