Dalle stelle agli abissi marini, ecco la nuova sfida della Nasa

La Nasa esplorerà i fondali marini per studiare le condizioni delle prossime missioni, ma anche per scoprire ambienti simili a quelli di altri mondi

4 Giugno 2018

La nuova sfida della Nasa è andare alla conquista del mare profondo.

La motivazione sta tutta nel presupposto che spazio e oceano non siano poi così diversi tra loro. Non solo dal punto di vista dell’organizzazione delle missioni, ma anche come possibilità di trovare forme di vita in condizioni oceaniche simili. A partire da agosto 2018, e anche per il 2019, quindi una missione dell’agenzia governativa spaziale statunitense andrà ad esplorare i sistemi idrotermali dei vulcani sottomarini. Perché queste aree potrebbero essere non così dissimili da altre presenti negli oceani di altri mondi del Sistema Solare. Primi luoghi dove si può cercare la vita.

La missione Subsea non è la prima della Nasa ad andare ad esplorare aree della Terra che potrebbero essere simili a quelli extraterrestri. In questa, che prenderà il via a breve, si cercheranno indizi su ambienti simili in altri mondi, che potenzialmente potrebbero supportare la vita. Inoltre si studieranno metodologie per semplificare future esplorazioni su Luna e Marte, per fare due esempi. Un altro parallelismo si trova nella tecnologia, infatti sia nello spazio che nel fondo degli oceani operano i robot dove non riescono ad arrivare gli esseri umani. Quindi si potranno mettere in pratica alcune condizioni delle prossime esplorazioni spaziali direttamente sulla Terra. A lavorare a Subsea un team guidato da Darlene Lim dell’AMes Research Center della Nasa nella Silicon Valley in California. Il lavoro si svolgerà sulla nave Nautilus dove gli operatori umani, guidati da un gruppo scientifico remoto, controlleranno i robot sottomarini Hercules e Argus. Obiettivo sarà anche quello di simulare una missione LLT: low-latency teleoperation, per capire quali possono essere le metodologie migliori e gli strumenti necessari.

Nel 2018 Subsea ha come obiettivo le sorgenti di Lo’ihi, un vulcano sottomarino al largo di Hawaii la maggiore delle isole dell’arcipelago. Perché potrebbe rappresentare bene le condizioni di alcune lune del Sistema Solare, come Enchelado ed Europa (rispettivamente di Saturno e Giove) che hanno oceani sotto la superficie ghiacciata. Cercando anche di comprendere il potenziale per ospitare la vita. Inoltre si sperimenterà la tecnologia migliore da utilizzare in una missione con ritardi di comunicazione. Nella prima fase Subsea, quindi, si concentrerà su geologia, energia e forme di vita microbica. La seconda fase nel 2019 aggiungerà un ritardo di comunicazione simile a quello con Marte. La Nasa ha altri partner per questa missione come Noaa (Nationa Oceanic Atmospheryic Administration) e l’Ocean Exploration Trust.

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