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Acqua nel deserto: l’esperimento (riuscito) di un ingegnere

L'ingegnere Sonam Wangchuk è riuscito a portare l'acqua in una zona desertica realizzando delle piramidi di ghiaccio

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Sonam Wangchuk alla fine ce l’ha fatta ed è riuscito a portare l’acqua nel deserto, creando un ghiacciaio. In quattro anni l’ingegnere 50enne, originario di Ladakh, zona desertica nel nord dell’India, ha realizzato una grande impresa.

L’uomo ha infatti creato un sistema che potrà finalmente risolvere il problema della mancanza di acqua in Himalaya. Si tratta di piramidi di ghiaccio che si formano d’inverno e vengono poi utilizzate d’estate, quando la regione vive una vera e propria crisi idrica.

In quest’area desertica, ormai da molti anni, gli abitanti combattono con gli effetti del cambiamento climatico. L’innalzamento delle temperature infatti ha provocato un accelerazione nello scioglimento dei ghiacciai. Tutto ciò ha causato una diminuzione delle riserve d’acqua e oggi la popolazione può contare unicamente su 50 millimetri di pioggia l’anno.

L’ingegnere che ha concepito i ghiacciai, denominati ice stupa, conosce molto bene questa zona perché è nato e cresciuto qui. Per questo per anni ha tentato di risolvere il problema della crisi idrica. L’idea giusta è finalmente arrivata mentre osservava una formazione di ghiaccio presente su un ponte e resistente alle alte temperature estive.

“L’idea di fare ghiacciai artificiali non è nuova – ha raccontato Sonam Wangchuk -. Avevo sentito storie di imprese simili da altri esperti, ma i loro metodi non erano molto scientifici, tuttavia negli ultimi anni un anziano ingegnere civile di Ladakh, Mr. Norphel aveva lavorato sul congelamento delle acque reflue in inverno, attraverso canali di deviazione per realizzare vasti campi di ghiaccio ad alta quota. Il suo lavoro mi ha ispirato molto”.

Il sistema di cui parla Sonam però non era mai stato testato a quote più basse. Ma come funziona il ghiacciaio? I blocchi di ghiaccio che si creano in modo naturale d’inverno vengono assemblati per formare un cono, in tal modo viene massimizzata la quantità d’acqua immagazzinata, mentre la superficie esposta al sole è minima.

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