Afropolitans è un termine oggi molto in voga, con cui si indica il tentativo di tradurre in arte i nuovi linguaggi che da quasi un decennio contraddistinguono il rinascimento africano. Questa parola è stata coniata nel 2005 dalla scrittrice e fotografa britannica di origine africana Taiye Selasi, in un articolo intitolato “Bye Bye Barbar” e diventato poi una specie di manifesto per gli africani cosmopoliti che si sono ritrovati in quel testo. Dalla musica alla moda, gli Afropolitans sono anche sinonimo di nuove tendenze.
Basti pensare alla nuova campagna di Valentino, ambientata in Kenya in omaggio al Continente nero. Da sempre la moda soffre di mal d’Africa, attratta dal fascino perenne di quei luoghi e del loro popolo. Da qualche anno però queste terre offrono una schiera di giovani talenti che si stanno ritagliando uno spazio di tutto rispetto e assoluta originalità nel campo delle arti. Comunicatori dal linguaggio unico e spiazzante, sperimentatori indominiti e ricercatori per vocazione: sono gli Afropolitans, fautori di uno stile cosmopolita che non ha eguali. Essi sono la nuovissima generazione di emigranti africani.