Fra i desideri più grandi delle popolazioni vittime dei frequenti terremoti in centro Italia, c’è quello di poter continuare a vivere nei luoghi in cui sono nati e hanno trascorso gran parte della loro esistenza. Un desiderio legittimo, che parla alle radici delle persone, un desiderio che potrebbe però essere impraticabile.
La ripresa dell’economia locale è uno dei problemi maggiori per ricostruire una comunità in una zona tanto devastata. Non c’è vita senza pane e non c’è pane senza lavoro. L’area di Castelluccio di Norcia è da sempre rinomata per la coltivazione della lenticchia, prodotto povero e dignitoso come chi affronta a testa alta le difficoltà del terremoto. Proprio la lenticchia è stata scelta per ripartire a produrre e fare impresa.
La semina a Castelluccio di Norcia
Domenica, gli uomini dell’esercito hanno iniziato a lavorare affianco ai coltivatori per realizzare il primo passo verso il ritorno alla normalità. I mezzi cingolati hanno mosso dal campo base di Norcia per andare dritto verso Castelluccio con l’attrezzatura e i semi necessari per la coltivazione.
400 quintali di sementi preparati dagli agricoltori della zona sono stati trasportati nell’area che verrà coltivata. Oltre alla produzione di lenticchie, l’obiettivo è quello di riproporre la “Fiorita“: narcisi, papaveri, violette e genzianelle che il terremoto sembrava aver portato via per sempre. Una distesa di colore su tutta la piana che è il simbolo della rinascita.
Verso il futuro a bordo di un trattore
Dopo che i mezzi dell’esercito hanno aperto la strada, lunedì mattina si sono mossi i trattori dei coltivatori. La colonna ha attraversato la galleria di Forca Canapine percorrendo un tragitto di 90 Km verso Arquata del Tronto fino al borgo di Castelluccio. I crolli e la condizione della strada hanno naturalmente rallentato il viaggio lasciando ancora una volta il segno nell’animo dei lavoratori.
La primavera è l’occasione per ripartire. La popolazione stremata dall’inverno non si arrende e cerca di sollevarsi un’altra volta per non permettere al terremoto e alla devastazione di avere la meglio su centinaia di anni di storia, su una comunità radicata che da sempre abita l’area e costruisce il suo futuro partendo dal lavoro.