Alex Hunt ce l’ha fatta e, nonostante sia nato senza un braccio, è riuscito a diventare un tennista professionista. A soli 23 anni Alex ha battuto ogni record, diventando il primo disabile ad entrare nella classifica dei grandi.
Aveva solo tre anni quando in vide per la prima volta in televisione una partita di tennis. Si trattava, come ha raccontato più volte, della finale di Wimbledon fra Chris Lewis e John McEnroe. Affascinato da quello sport Alex disse ai suoi genitori che sarebbe voluto diventare un tennista professionista. Nemmeno loro ci credevano, ma lui, vent’anni dopo, ha realizzato quel sogno che sembrava impossibile.
Nato in Nuova Zelanda, Alex è venuto al mondo senza il braccio sinistro, e, dopo tante difficoltà e fatica, è entrato nel firmamento dei top player. “Sono nato con una mano, e i miei genitori mi hanno messo una protesi fin dai sei mesi, era minuscola e ogni anno veniva sostituita – aveva raccontato lo scorso anno in un’intervista -. Ho sempre avuto un sogno, giocare in un Grande Slam, penso che quando pratichi uno sport sia normale”.
Il suo grande obiettivo Alex l’ha raggiunto in un Future da 15 mila dollari nel Guam, dove ha trionfato ottenendo il suo primo punto nella classifica Atp. Eppure lui non si sente così speciale: “L’unica vera sfida a cui mi trovo davanti è cambiare l’impugnatura quando devo passare da un colpo all’altro oppure quando la giornata è molto ventosa – ha svelato -. Io sono nato così, quindi non avverto la mia disabilità come una reale mancanza”.
“Ho un altro grande sogno, ispirare bambini o altre persone che hanno disabilità, a non preoccuparsi, perché possono vivere una vita normale – ha svelato Alex dopo la vittoria -. Con questa vittoria voglio dare loro speranza e mostrare che è possibile vivere una vita normale. Oggi è il giorno più bello della mia vita”.
“Cosa cambia adesso? – ha aggiunto – Nulla, davvero. Continuerò ad allenarmi duramente, vedremo cosa succede. Certo, se proprio dovessi esprimere un altro desiderio, direi che qualificarmi per Wimbledon sarebbe magnifico. Chissà, magari ci riuscirò…”.