Alla scoperta delle api-droni, i minirobot che ci salveranno

Le api rischiano l'estinzione, con ripercussioni terribili sull'ecosistema e sull'uomo: così si cercano dei validi 'sostituti' dei piccoli insetti

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Secondo gli scienziati la scomparsa delle api potrebbe avere ripercussioni devastanti sull’ecosistema e sulla nostra stessa sopravvivenza: in base ai dati forniti dalla FAO, la Food and Agriculture Organization, 71 delle 100 più importanti coltivazioni al mondo, comprese mele, fragole e pomodori, dipendono infatti dall’impollinazione delle api.

Così, per fare fronte ad un’eventuale estinzione della specie, legata con ogni probabilità ad un mix di cambiamenti climatici e inquinamento, si sta cercando di trovare delle valide sostitute, con studi a tutti i livelli, da quelli più ‘artigianali’ a quelli più strettamente scientifici.

Il primo è il caso di Anna Haldewang, studentessa di un college industriale della Georgia, negli Stati Uniti, che , chiamata dalla sua professoressa a creare un oggetto che ‘stimoli la crescita delle piante’, ha realizzato un piccolo drone in grado di ricoprire un ruolo paragonabile a quello delle api e definito “Plan Bee”.

Costituito da un dispositivo elettronico e da realizzato in plastica con un nucleo in schiuma e i colori nero e arancione come una vera ape, il drone succhia il polline da uno dei piccoli fori presenti nella sua sezione inferiore, lo trattiene e poi lo rilascia una volta atterrato su un altro fiore.

Al momento il progetto è in fase embrionale ma Anne sta cercando di ottenere le certificazioni necessarie per poterlo sviluppare e commercializzare, presumibilmente nel giro di un paio d’anni.

Dal ‘fai-da-te’ di una giovane studentessa al uno evolutissimo centro tecnologico: arriva infatti dal Giappone e più specificatamente dal National Institute of Advanced Industrial Science and Technology (AIST) – Nanomaterial Research Institute di Tokyo, il secondo progetto di ‘sostituzione’ delle api. I ricercatori del centro nipponico hanno infatti creato un altro prototipo di drone volante con una sorta di ‘coda’ con gel ionico. Grazie a questa coda, il drone prima raccoglie il polline ‘sfiorando’ alcuni fiori e poi, sempre nello steso modo, impollina altre piante.

Il primo esperimento di impollinazione con questo prototipo, effettuato su dei gigli in laboratorio, ha avuto successo, complici anche la tipologia del fiore, con organi sporgenti e quindi facilmente ‘impollinabili’. Tuttavia, sviluppando il modello, non è assolutamente da escludere che gli stessi risultati possano essere ottenuti sulla maggior parte delle piante.

Il costo di prototipi di questo genere? Il drone nipponico costa circa 100 dollari, una somma tutto considerato non esorbitante, specie considerando che il prezzo potrebbe calare con una produzione su scala maggiore e che da dispositivi come questo potrebbe dipendere anche il destino della specie umana.

Fonte: Thinkstock

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