Il morbo di Alzheimer rientra tra le forme di demenza senile più diffuse dopo i 65 anni, con una prevalenza sulla popolazione pari al 5%. In Italia gli ultimi dati parlano addirittura di 500mila persone malate, riflesso di una popolazione che invecchia sempre più. Essendosi allungata la durata della vita, si stima che nei prossimi anni le malattie legate alla vecchiaia tenderanno ad aumentare.
Per questo una corretta prevenzione è fondamentale per poter agire in tempo, contenendo i sintomi della malattia. La perdita della memoria negli anziani, riferita ad informazioni acquisite di recente, è il primo campanellino d’allarme da non sottovalutare. Si tratta di una malattia a decorso lento e cronico, con una progressiva degenerazione delle cellule nervose che determina la perdita di molte funzioni cognitive. Nell’arco di pochi anni, la persona arriva a non ricordare più niente, perdendo anche la sua stessa personalità.
Gli esperti sono ancora alla ricerca delle cause della malattia, ma finora non è ancora chiaro quali siano i fattori scatenanti il morbo di Alzheimer . Oltre alla perdita della memoria, i segnali clinici di questa patologia sono legati alle difficoltà nel compiere le normali azioni quotidiane, disturbi del linguaggio e incapacità di sostenere una conversazione, senso di disorientamento spazio-temporale, scarsa capacità di giudizio.
Quando si verificano tutti questi sintomi, si assiste anche ad un cambiamento nella personalità dell’anziano, che diventa più sospettoso nei confronti dei propri familiari, particolarmente irascibile, depresso e insicuro. Nelle fasi avanzate della malattia possono comparire anche pensieri deliranti.
Il morbo di Alzheimer segue un decorso cronico: nei primi anni (da due a quattro) c’è la fase della demenza lieve. In questo periodo compaiono i primi problemi di memoria, ma essendo sporadici, spesso i familiari non si accorgono dell’esordio della malattia. Queste difficoltà si associano ai primi disorientamenti spazio-temporali e alle ripetute pause nelle conversazioni alla ricerca di termini per esprimersi.
Segue poi la fase di demenza moderata, dai due ai dieci anni:la malattia esplode in tutta la sua gravità e si rende necessaria la presenza continua di una persona per assistere l’anziano.
L’ultima fase è quella della demenza grave che tende a non superare i tre anni: questa è la fase terminale della malattia. L’anziano perde completamente la sua autonomia, non è in grado di riconoscere neanche i suoi familiari nè di comprendere e parlare. La persona è completamente allettata, fino al momento della sua morte.