Ogni anno nasce un nuovo telefilm investigativo. La tradizione nata con l’ormai famosissimo CSI è arrivata ora a show più recenti come Le regole del delitto perfetto. In questi e molti altri programmi televisivi con lo stesso tema, i personaggi risolvono crimini, o li nascondono, basandosi sempre su prove scientifiche. Viene utilizzata per scoprire i colpevoli sempre la cara tecnologia forense.
Questa scienza è in grado di dimostrare scientificamente vari fattori che si trovano su una scena del crimine. Si parte dal riconoscimento delle classiche impronte digitali, per passare poi allo studio delle macchie di sangue, fino ad arrivare all’inclinazione e riconoscimento dei proiettili sparati. Con tutte queste fantastiche prove si può incastrare il colpevole e portarlo alla condanna in tribunale.
Addio CSI
Forse però le cose non sono così facili. Lo Wall Street Journal ha infatti riportato uno studio del PCAST (President’s Council of Advisors on Science and Technology) secondo cui “la maggior parte delle analisi usate nei processi criminali non incontra gli standard scientifici”. Insomma CSI ci ha mentito fino ad ora, non è così facile provare scientificamente che qualcuno ha commesso un crimine.
Questo non perché i metodi siano completamente sbagliati, ma più che altro perché la soglia di errore negli esami forensi è piuttosto alta. “Generalmente, delle prove forensi errate sono state trovate in più della metà dei casi in cui, dopo la condanna, è stato fatto un test del DNA che ha portato all’assoluzione”, così ha affermato il PCAST spiegando la sua teoria. Insomma, la metà delle volte le prove si sono rivelate errate.
La non scienza forense
Barry Pollack, presidente della National Association of Criminal Defense Lawyers, ha così avuto il suo momento da “te lo avevo detto”. Ha infatti affermato in un’intervista: “Ho sempre saputo che la legge sopravvalutava la validità e l’accuratezza della scienza forense e ha ottenuto accuse basandosi su queste prove, anche le accuse di persone innocenti. I risultati offrono una ulteriore prova di un’analisi approssimativa spacciata per scienza”.
Il PCAST ha infatti dimostrato che l’identificazione delle armi, l’analisi della dentatura, lo studio delle impronte e la comparazione di capelli al microscopio, non rappresentano per forza una validazione scientifica standard. Ma questo non vuol dire che la scienza forense verrà abbandonata, quando viene usata propriamente rappresenta ancora un mezzo più che efficace per aiutare a trovare il colpevole di un crimine.