Il caffè allunga la vita e fa bene alla salute. A svelarlo non una, ma ben due ricerche scientifiche, che hanno dimostrato l’efficacia di questa bevanda come elisir di lunga vita. Gli studi sono stati pubblicati su Annals of Internal Medicine ed entrambi lo premiano a pieni voti.
La prima ricerca ha coinvolto 520mila volontari, 10 paesi europei e 48 ricercatori coordinati da Marc Gunter, famoso epidemiologo dell’International Agency for Research on Cancer. Il secondo studio invece ha interessato 185mila afroamericani, nippoamericani, latinoamericani e caucasici, ed è stato coordinato da Wendy Setiawan dell’University of Southern Califonia.
Le due indagini hanno raggiunto gli stessi risultati. È emerso che chi beve una tazza di caffè al giorno ha minori probabilità (il 12%) di morte, rispetto a chi non lo consuma affatto. Non solo: chi si lascia tentare da tre o più tazze di caffè vede diminuire la sua possibilità di decesso per diverse cause sino al 18%.
“Il caffè – hanno svelato i ricercatori – contiene numerosi composti, come i polifenoli (potenti antiossidanti vegetali), gli acidi clorogenici (anch’essi composti fenolici), i diterpeni (presenti in resine e balsami vegetali). E tutti questi hanno proprietà antiossidanti”.
I benefici maggiori, secondo gli esperti, riguardano l’apparato digerente e il fegato. Il potere salutare del caffè non deriverebbe dalla caffeina, l’associazione fra la bevanda e il ridotto rischio di morte è stato infatti evidenziato indipendentemente dalla presenza di questa sostanza. A rendere la bevanda un elisir di lunga vita dunque sarebbero altre sostanze.
“Negli ultimi due o tre anni sono usciti su questo tema degli studi su grandi popolazioni, in particolare in Giappone e negli Stati Uniti (con 650.000 persone seguite per più di 10 anni), e anche lì è emerso che il consumo di caffè è associato a una diminuzione di mortalità in età medio/avanzata – ha spiegato Elio Riboli, coautore di uno degli studi e direttore della School of Public Health all’Imperial College di Londra -. Nel nostro studio abbiamo fatto un passo in più, perché abbiamo visto che la riduzione è dovuta specificamente a un effetto protettore sulle malattie dell’apparato digerente e quelle cardiovascolari”.