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Come venivano editate le foto prima di Photoshop

Non sono solo i tempi moderni a inseguire canoni di bellezza più o meno discutibili. Ecco che cosa avveniva in passato

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Ci piace pensare al ritocco delle immagini, che si tratti di Facetune o Photoshop, come la maledizione dei nostri tempi. Con i social media che promuovono standard di bellezza irraggiungibili, la domanda di chirurgia plastica è in aumento insieme a problemi di identità e salute mentale.

Eppure anche nei tempi passati avveniva qualcosa di simile. È stato trovato un libro intitolato “Biblioteca completa autodidattica di fotografia pratica” con esempi risalenti già al XIX secolo. Questo libro didattico sulla fotografia, come riporta Boredpanda.com, in bianco e nero pubblicato per la prima volta nel 1868, che fa parte di un’ampia raccolta di 10 volumi, è stato realizzato per istruire i fotografi su come scattare, ritoccare ed “eliminare le imperfezioni” sui loro soggetti fotografici.

In fondo gli esseri umani sono sempre stati attratti dall’impeccabilità, e il ritocco esiste da prima di Instagram. Secondo l’edizione del 1909 del libro, “nel consegnare il lavoro finito ai tuoi clienti, non dai loro i negativi fotografici, ma le stampe fatte da questi negativi”. “Nei primi giorni della fotografia le stampe venivano realizzate direttamente dal negativo senza alcuna alterazione”.

Questo perché “la lastra bagnata rendeva gli effetti più morbidi di quelli ottenibili con la lastra asciutta già pronta”. Di conseguenza, il libro dice: “Le imperfezioni erano meno visibili e a quel tempo il pubblico in generale era soddisfatto di un’esatta somiglianza con se stessi”.

Dopo che la lastra a secco fu inventata e sostituì la tecnologia della lastra bagnata, “i difetti del volto umano divennero più evidenti sul negativo e sorse la richiesta di un maggiore ammorbidimento delle linee e di una rimozione delle imperfezioni più discutibili”.

“Tuttavia, queste imperfezioni erano così numerose, e così fastidioso divenne il lavoro di eliminarle dalla stampa, che il fotografo fu costretto a escogitare alcuni mezzi per poter applicare questi rimedi direttamente al suo negativo in modo che ogni stampa fatta dal negativo avrebbe eliminato queste imperfezioni”, spiega il libro e aggiunge che “i risultati di questi sforzi hanno portato a ritoccare il negativo”.

Quando si trattava di tecniche di ritocco, i fotografi utilizzavano strumenti molto diversi dalle app che usiamo oggi: cavalletto, lente d’ingrandimento, supporto per piombo, piombo, coltello per incisione, pennello per smacchiatura, fluido per ritocco, vernice negativa e pasta per incisione.

Inoltre, le matite aiutavano a cancellare le imperfezioni e fondere luci, ombre e mezzitoni, mentre i coltelli da incisione riducevano le luci e rimuovevano le aree indesiderate nella foto.

Alcune delle linee guida sul ritocco includevano indicazioni come “ridurre le dimensioni dei soggetti robusti”, “rimozione delle lentiggini”, raddrizzare gli occhi incrociati, ridurre i colli spessi, raddrizzare nasi storti, aggiungere capelli.

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