Il momento più alto della carriera di Kevin-Prince Boateng è stato lo scudetto vinto da protagonista con il Milan: il balletto in stile Michael Jackson durante la festa per quel tricolore resta nella memoria dei tifosi rossoneri. Ma Boateng all’inizio della carriera stava per buttare via la sua grande occasione e sarebbe potuto essere come quei talenti bruciati per la poca voglia di sacrificarsi.
E’ stato lo stesso centrocampista, attualmente al Las Palmas, a raccontarsi in un’intervista a un giornale inglese, in cui ha ricordato ciò che gli è successo a 20 anni, quando giocava nel Tottenham e iniziava a guadagnare cifre importanti.
Ma conduceva una vita non proprio da atleta. "Ho sperperato un sacco di soldi tra locali notturni e vestiti. A causa della cattiva alimentazione e degli alcolici, ero arrivato a pesare 95 chili. Per togliermi uno sfizio, ho comprato persino tre macchine in un solo giorno e conservo ancora una fotografia che mi ritrae davanti a quelle auto e a una casa lussuosa. Ogni tanto la riguardo e penso di essere stato veramente uno stupido".
A non permettergli di rovinarsi la carriera ha pensato il tecnico Martin Jol: "Devo ringraziarlo, perché è riuscito a farmi rigare dritto. Dopo un mese ha detto chiaramente che non mi voleva più, e da quel momento ho cambiato stile di vita e mi sono salvato".
Boateng è diventato anche un simbolo per la lotta al razzismo, dopo un’amichevole del Milan a Busto Arsizio in cui decise di lasciare il campo, ed è stato invitato a tenere un discorso all’Onu: "Abbandonare il campo fu una reazione naturale, ma non lo rifarei un’altra volta. Per sconfiggere il razzismo c’è ancora molto da fare".