Fonte: ANSA

Dantedì, Roberto Benigni legge ‘Il Quinto dell’Inferno’

Tra le iniziative del Dantedì, Rai3 propone la lettura del quinto canto dell’Inferno di Benigni introdotta da Corrado Augias e Aldo Cazzullo.

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Giovedì 25 marzo ricorre il Dantedì, Giornata nazionale dedicata a Dante Alighieri che ricorda il poeta di cui ricorre il settecentesimo anniversario della morte. Un giorno scelto non a caso, dal momento che proprio in tale data il Sommo racconta nei suoi versi di aver iniziato il viaggio dei mondi ultraterreni.

E tra le iniziative messe in campo, c’è quella di Rai3 che per la prima serata ripropone ‘Il Quinto dell’Inferno’, lettura che Roberto Benigni fece del Canto V trasmessa in diretta il 29 novembre 2007. La recita mette al centro la passione tragica che travolse Paolo e Francesca e fu un successo tv da oltre 10 milioni di spettatori.

Per questa nuova messa in onda, l’introduzione è affidata a Corrado Augias che, alla fine della lettura, discuterà con Aldo Cazzullo e Giorgio Zanchini. “Faremo una serata complessa: ci sara piccola introduzione con una sorpresa (che, in quanto tale, non vi svelo prima) – spiega Augias – Poi seguirà la conversazione di Roberto Benigni che vale la pena rinfrescare per la qualità e per la specifica comunicatività oltre che empatia con il pubblico.

Terminata la sua lettura, insieme ai colleghi faremo un viaggio nell’Italia di Dante andando nelle città che lui stesso descrive ma anche nei luoghi cui semplicemente allude. E scopriremo che quell’Italia, nei suoi molti pregi e difetti, assomiglia a quella di cui siamo orgogliosi cittadini e che abitiamo oggi.

Del V Canto esamineremo tre punti in maniera specifica ma quello che colpisce chi legge quei versi è che Dante si fa cronista di un delitto. E si tratta di quel genere di crimine che fino al 1981, Dio ce ne scampi, si è chiamato ‘delitto d’onore’. In che modo lo possiamo spiegare nella tessitura che dante gli dà? Questo sarà uno dei fuochi del nostro programma.”

Aggiunge, quindi, Aldo Cazzullo sul legame con l’attualità: “Ascolteremo Benigni ripensando al verso forse più celebre della poesia, amor ch’a nullo amato amar perdona. Ma io vorrei attirare l’attenzione dei telespettatori su un altro verso, sempre del racconto di Paolo e Francesca: Caina attende chi a vita ci spense. È il posto più profondo e brutto dell’Inferno, dove sta il ghiaccio dell’odio e della disperazione.

Siamo in un paese che ha conosciuto fino a qualche decennio fa il ‘delitto d’onore’: i femminicidi non solo non facevano notizia ma non venivano neppure puniti. Dante, invece, manda il colpevole del delitto più famoso della letteratura nel posto più orrendo dell’aldilà. Non solo: il Sommo poeta, in un’epoca in cui ci si domandava se la donna avesse un’anima, scrive che la donna ci salva. Quest’idea della salvezza che avviene attraverso una è estremante moderna”.

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