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E' corretto dire sindaca, architetta, avvocata e magistrata

Perché è corretto dire sindaca, architetta, avvocata e magistrata? Scopri la risposta dell'Accademia della Crusca

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Quante volte abbiamo sentito i telegiornali parlare della sindaca Appendino? Nelle notizie di cronaca, sui giornali, leggiamo spesso la giudice. Inoltre, non abbiamo mai sentito parlare di avvocatessa e se qualche volta è successo, si è parlato di gaffe e di errore grammaticale. Che differenza c’è fra questi termini? Perché è corretto dire sindaca? Una motivazione di base, semplice, vera e propria non c’è.

Gli esperti di linguistica sapranno sicuramente dove stanno le differenze e da cosa è determinata la forma scorretta. A decretare le forme corrette di grammatica c’è l’Accademia della Crusca. Quest’istituzione, quattro anni fa, ha stabilito con quale nome appellare le donne che svolgono cariche, mai occupate prima dei nostri tempi, dal gentil sesso. Perché c’è da sottolineare che, se ci troviamo in questa difficoltà linguistica, è perché tanti anni di maschilismo hanno impedito alle donne di svolgere determinate funzioni.

Le forme corrette

Innanzitutto c’è da dire che già nel 2011 l’Accademia della Crusca ha definito corretto l’uso di termini quali avvocata, magistrata, ministra ed architetta. Nel 2013 poi ha aperto e chiuso il dibattito sul ruolo di primo cittadino. Il risultato finale è stata la conferma di poter utilizzare il termine sindaca. In passato termini quali maestra, operaia, modella, infermiera, sono passati per lo stesso processo.

L’Accademia, ancora oggi interpellata a riguardo, spiega che l’evoluzione dei termini va di pari passo con la trasformazione del ruolo della donna nella nostra società. Per un riconoscimento completo, dunque, dei nuovi ruoli che si stanno delineando nella società è giusto che si usino questi neologismi.

Altri termini

Il linguaggio contribuisce allo sviluppo e alla crescita della società. Bisogna comunque stare bene attenti a non commettere gaffe grammaticali che spesso sottendono una certa discriminazione.

Ad esempio, così come alcune parole quali guardalinee, in quanto difettivi, non vanno resi al femminile, ma bisogna soltanto utilizzare l’articolo adeguato, dicendo dunque la guardalinee oppure la vigile, ve ne sono altre che spesso vengono alterate, in maniera imbarazzante. L’Accademia ricorda che è offensivo dire avvocatessa e trasformare parole semplici in termini che chiudono con la radice – essa.

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