Ecco "Terra", nuovo album de "Le Luci della Centrale Elettrica"

Esce il 3 marzo "Terra" de "Le Luci della Centrale Elettrica", uno degli album indipendenti italiani più attesi del 2017

28 Febbraio 2017

Esce il 3 marzo uno dei dischi italiani più attesi del 2017: è ‘Terra’ de ‘Le Luci della Centrale Elettrica’, nome dietro al quale si ‘nasconde’ Vasco Brondi, uno dei giovani cantautori più apprezzati del panorama nazionale dopo il successo di critica e pubblico dei primi tre album, ‘Canzoni da spiaggia deturpata’, ‘Per ora la chiameremo felicità’ e ‘Costellazioni’.

“‘Terra’ è un disco etnico ma di un’etnia immaginaria (o per meglio dire ‘nuova’) che è quella italiana di adesso – ha raccontato il 33enne ferrarese – E’ un disco dove stanno assieme la musica balcanica e i tamburi africani, le melodie arabe e quelle popolari italiane, le distorsioni e i canti religiosi, storie di fughe e di ritorni”.

Nell’attesa del disco, sono già disponibili in rete due canzoni che lo anticipano, “Stelle marine” e “Coprifuoco”, con la prima che ha scalzato dal trono delle più ascoltate della playlist italiana perfino “Occidentali’s Karma” di Francesco Gabbani, vincitrice del Festival di Sanremo. Senza contare che è iniziata la prevendita delle date del tour, al via il 16 marzo a Pordenone e chiusura il 28 aprile a Firenze: dalle prime indiscrezioni la suddetta prevendita pare essere iniziata nel migliore dei modi, una conferma di un trend ormai consolidatosi.

Quale? Quello del successo dei concerti della musica ‘indipendente’ italiana. E non parliamo solo di gruppi ‘storici’ ormai affermati come gli Afterhours che, complice forse anche la partecipazione del loro leader Manuel Agnelli a “X-Factor” hanno allargato la già ampia fanbase, ma anche di band e autori come TheGiornalisti e Mannarino, ospitati in prima serata sulla Rai da Fabio Fazio e autori di concerti sold out in venue da migliaia di posti come l’Alcatraz di Milano o il PalaLottomatica di Roma.

Non si può peraltro parlare nemmeno di casi rari, visto che episodi simili si sono già verificati negli ultimi tempi per altri artisti del Belpaese come Brunori Sas o Calcutta, ennesimi esponenti di un cantautorato che pur richiamando alcuni ‘mostri sacri’ della tradizione, da Francesco De Gregori a Lucio Battisti fino a Rino Gaetano e Lucio Dalla, riesce a proporsi in modo più originale rispetto a tante presunte star straniere nei confronti delle generazioni italiane più giovani.

Generazioni che, se ‘risparmiano’ un po’ sulla spesa dell’acquisto dei supporti fisici affidandosi alla cosiddetta musica liquida dispensata gratuitamente su Spotify o altri servizi di streaming, investono invece in esperienze ‘fisiche’ come quelle dei concerti. Così tra l’incasso dei live e quello del merchandising, si registra la crescita di un mercato non paragonabile a quelli di realtà ancora anni luce superiori alla nostra, come quella britannico, ma che gode di un’ottima salute, impensabile fino a qualche tempo fa.

Senza contare che se i ‘nuovi’ autori conquistano terreno, non ne perdono i veterani, dai sopracitati Afterhours o Baustelle fino a tre nomi forse meno conosciuti dalle generazioni più giovani ma assolutamente da (ri) scoprire come Edda, Paolo Benvegnù e Cesare Basile, tutti in uscita in questi giorni con nuovi lavori.

Si va da ‘Graziosa Utopia’ per il primo, ex-voce degli storici Ritmo Tribale, compagni di avventure proprio degli Afterhours nella fervida Milano rock di inizio anni ’90, a ‘H3+’ per l’ex-leader degli Scisma nonché autore di canzoni riprese anche da voci ‘insospettabili’ come Giusy Ferreri e Marina Rei, fino alla particolarità di ‘U Fujutu su nesci chi fa?’ per il cantautore catanese, ennesimo capitolo di una riscoperta dialettale delle storie della propria terra all’insegna di un folk-blues tradizionale quanto emozionante.

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