Da qualche anno gli scienziati di tutto il mondo stanno tenendo d’occhio la Groenlandia nei loro studi sul surriscaldamento globale. Il motivo? Quest’area situata nell’Artico vicino al Polo Nord, è un indicatore importante per quanto riguarda la salute della Terra e può influire sul nostro futuro.
La Groenlandia è coperta da un gigantesco strato di ghiaccio tre volte più grande del Texas e profondo circa un miglio. Negli ultimi anni si sta surriscaldando al doppio della velocità dell’Antartide, ciò ha provocato una fusione del ghiaccio e un innalzamento del livello del mare.
La NASA sta monitorando le calotte glaciali della Groenlandia dallo Spazio, studiando l’impatto globale provocato dallo scioglimento dei ghiacci. Questo elemento infatti è fondamentale per comprendere lo stato di salute della Terra e cosa ci riserva il futuro.
Se tutto il ghiaccio della Groenlandia (così come quello dell’Antartide) si sciogliesse, il livello del mare aumenterebbe talmente tanto che le coste di tutto il mondo sarebbero sommerse. Se pensate che si tratti di un fenomeno impossibile, sappiate che non è affatto così.
Secondo gli ultimi rilievi, basteranno pochi secoli perché il ghiaccio si sciolga del tutto. Attualmente infatti la Groenlandia rilascia negli oceani 250 gigatonnellate di acqua ogni anno. Un gigatone corrisponde ad un miliardo di tonnellate e approssimativamente è pari ad un blocco di ghiaccio ampio un chilometro quadrato.
Considerando che 250 di questi blocchi si sciolgono ogni 12 mesi in Groenlandia è facile intuire quale sia il danno del surriscaldamento globale e l’impatto di questo evento sulla salute della Terra.
Ma non è finita qui, perché come svelano gli scienziati della NASA, la fusione dei ghiacci in Groenlandia è in grado di modificare anche i modelli climatici di zone che si trovano lontanissime da quest’area.
Non a caso gli occhi degli esperti di tutto il mondo sono puntati proprio sulla Groenlandia. In prima fila ci sono anche gli studiosi italiani. Dall’inizio del 2018 infatti una spedizione internazionale coordinata proprio dall’Italia, sta effettuando il carotaggio della crosta terrestre nel celebre Mare di Ross al fine di studiare i mutamenti climatici che si sono verificati negli ultimi 20 anni.