Frati e suore in fuga, la Santa Sede corre ai ripari così

A constatare il crollo delle vocazioni e l'aumento degli abbandoni è l'arcivescovo José Rodríguez Carballo, segretario della relativa Congregazione

1 Febbraio 2017
Fonte: Getty Images

Più che prendere i voti, il problema rimane mantenerli. La questione non è affatto banale, né semplificata con questa sintesi: ogni giorno la fedeltà a Dio viene messa a dura prova dalle sfide del mondo. Ad ammettere che c’è un problema e che sia molto più consistente del dovuto è l’arcivescovo José Rodríguez Carballo, segretario della Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica, in un’intervista all’Osservatore Romano. Una affermazione che arriva all’indomani della plenaria del dicastero, in cui si è discusso l’allarme sull’autentica emorragia in corso tra frati e suore denunciata da Papa Francesco.

“Se il Papa parla di emorragia vuol dire che il problema è preoccupante, non soltanto per il numero ma anche per l’età in cui si verificano, la grande parte tra i 30 e 50 anni”, ha detto monsignor Carballo. “Le cifre degli abbandoni negli ultimi anni restano costanti. Negli anni 2015 e 2016 abbiamo avuto circa 2.300 abbandoni all’anno, compresi i 271 decreti di dimissione dall’istituto, le 518 dispense dal celibato che concede la Congregazione per il clero, i 141 sacerdoti religiosi incardinati pure et simpliciter in diverse diocesi e le 332 dispense dai voti tra le contemplative”.

“Durante la plenaria ci siamo soffermati su tre constatazioni – aggiunge il segretario -: l’elevato numero di chi lascia la vita consacrata per incardinarsi in una diocesi, il numero non indifferente delle contemplative che lasciano la vita consacrata e il numero di quelli che la abbandonano (225 casi) dicendo che mai hanno avuto vocazione. Si deve constatare che il più alto numero di abbandoni si ha tra le religiose, fatto almeno in parte spiegabile in quanto sono la grande maggioranza dei consacrati”.

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