Essere un uomo macho non fa bene alla salute

Secondo una ricerca, il mito dell'uomo tutto di un pezzo va sfatato: in vecchiaia i "macho" si ammalano di più

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Essere uomini tutti d’un pezzo non conviene: a quanto pare più che uomo macho conviene seguire l’ideale dell’uomo micio, se ne guadagna in salute!

A dirlo è una ricerca scientifica, condotta dalla Michigan State University (Usa): esaminando ed incrociando i dati relativi a 5.550 persone (maschi e femmine) seguite nel corso di alcuni decenni, è uscito fuori che gli uomini che credevano nei valori del machismo, dell’uomo duro e puro, dopo i 70 anni soffrivano di più di malattie cardiache e oncologiche.

La spiegazione non è semplice da trovare ma secondo gli studiosi è da ricercare nell’atteggiamento verso la vita di queste persone: l’uomo macho tende a credere di non dover mai chiedere aiuto, si sente invincibile, in genere ha pochi amici e a volte, grazie all’emancipazione femminile, nonostante abbia il mito della famiglia le sue idee retrograde possono finire per distruggere i rapporti di coppia. Ne consegue che il macho over 70 è un uomo solo, che segue poco le indicazioni dei medici e finisce per scaricare rabbia e stress sul proprio fisico, ammalandosi.

D’altronde, è stato anche scoperto che l’influenza colpisce veramente gli uomini più gravemente delle donne: lo ha confermato uno studio pubblicato sull’American Journal of Physiology, che ha spiegato come la minor quantità di estrogeni dell’uomo rispetto alla donna aggravi i sintomi influenzali.

Infine, c’è un’altra curiosità poco piacevole, ma scientifica, a sfavore degli uomini: che siano machi o meno, tendono ad essere colpiti dai fulmini 5 volte in più delle donne. Lo sostiene uno studio della National Weather Service americana, effettuato tra il 2006 e il 2012: l’82% delle persone colpite a morte da un fulmine era di sesso maschile. Anche qui, dietro c’è un problema di comportamento: i maschi tendono a sottovalutare i rischi e si espongono più facilmente alla possibilità di essere colpiti da un fulmine, ha spiegato il coordinatore dello studio John Jensenius.

 

 

 

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