Favola a lieto fine: un soldato ritrova i bimbi che aveva salvato

L’appello ha fatto il giro del web e ha realizzato un sogno: il soldato Martin Adler ha ritrovato i bimbi incontrati in Italia oltre settant’anni fa.

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Si chiama Martin Adler e aveva poco più di vent’anni quando dal Bronx arrivava nel centro Italia durante la Seconda Guerra Mondiale. Oggi, a oltre sette decenni di distanza, quel soldato grazie a un appello diffuso in rete – ripreso da siti e tg – ha ritrovato alcune persone speciali. E proprio come in una favola di Natale, quel sogno di è avverato nel giorno di Santa Lucia: “Vi presento Bruno, Mafalda e Giuliana”.

A dare la notizia, dopo aver condiviso le parole di Martin in Italia, è stato il giornalista e scrittore reggiano Matteo Incerti, che sul profilo Facebook ne ha raccontato la storia. Siamo nel 1944 lungo la Linea Gotica dell’Appennino, nell’area tosco-emiliana, quando Adler (oggi 96 anni) fa un incontro destinato a rimanergli nel cuore. Come mostra la foto in bianco e nero condivisa sui social, l’americano abbraccia sorridente tre bambini – due femmine e un maschietto –, ritrovati nascosti in una cesta che ha salvato la loro vita.

Martin che oggi vive a Boca Raton in Florida ha chiesto aiuto alla figlia Rachelle che con Incerti ha diffuso l’appello nella speranza di rintracciare quei bimbi a settantasei anni dai fatti. “Tra settembre massimo ottobre 1944, scattai una foto – si legge nel post – in una casa da poco liberata, se sono ancora vivi vorrei ritrovarli.

Non ricordo il nome del paese. – continua –  C’era silenzio, non sapevamo se i tedeschi si fossero ritirati veramente o ci aspettassero nascosti per tenderci una trappola. Entrammo in quell’abitazione. C’era un grande cestino di legno dal quale uscivano strani rumori. Si muoveva qualcosa lì dentro. Io e John avevamo già il dito sul grilletto pronti a sparare.

Poi un urlo e una donna che corse incontro urlando ‘bambini, bambini!’. Era la loro mamma che urlava! Ci fermammo e da quel grandissimo cesto sbucarono tre splendidi fanciulli, due bimbe e un bimbo”.

[…] Volevo scattare una fotografia – spiega ancora l’ultranovantenne americano – presi la mia macchina fotografica. Chiesi alla mamma il permesso. Lei mi fece capire che i bambini non erano pronti… Ancora pochi minuti e i bimbi tornarono con i migliori vestiti che avevano, tirati a lucido per scattare due foto. Fu il momento più bello che ricordi in quell’inferno chiamato guerra. Ho un sogno.

Ecco, quindi, l’appello da oltreoceano: “Quelle due bambine e il bambino sono ancora vivi ? C’è qualcuno che si riconosce? Forse loro, o i loro figli. Mi piacerebbe parlare con loro e perché no quando finirà questo virus incontrarci di nuovo e abbracciarci. Proviamoci, sarebbe una favola di Natale ritrovarci tutti insieme”.

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