Il flusso canalizzatore di "Ritorno al Futuro" diventa realtà

Il flusso canalizzatore, che permetteva i viaggi nel tempo nella trilogia Ritorno al Futuro, è realtà: ecco lo studio

6 Giugno 2018

Nel 1985 usciva nelle sale cinematografiche il primo film della trilogia “Ritorno al Futuro“, un vero e proprio cult che annovera migliaia di fan sparsi in tutto il mondo.

Il regista Robert Zemeckis riuscì a fare breccia nel cuore degli spettatori portando sul grande schermo uno degli argomenti più affascinanti e che da sempre lascia grande spazio all’immaginazione: il viaggio nel tempo.

E ora, a distanza di oltre 30 anni dall’uscita del lungometraggio, un’équipe di scienziati svizzera-australiana, racconta di aver progettato un dispositivo per il quale è stato realizzato un prototipo. I ricercatori lo hanno chiamato “flux capacitor”, ovvero “flusso canalizzatore”.

Il nome non è affatto nuovo e gli appassionati di “Ritorno al Futuro” lo assoceranno facilmente a quello inventato dal prof. Emmett Brown, “Doc”, nel film. Era proprio grazie al flusso canalizzatore che la macchina del tempo poteva spostarsi, viaggiando nel tempo.

Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Physical Review Letters: il “flux capacitor” sfrutta l’effetto tunnel della fisica quantistica secondo il quale una particella può oltrepassare una barriera insormontabile. Il risultato è la rottura della “simmetria di inversione temporale”, ovvero la teoria secondo cui le dinamiche di un sistema, possono restare invariate, cambiando la direzione di scorrimento del tempo. Tramite il dispositivo ideato dai ricercatori, la corrente circolerebbe intorno a un condensatore e in un’unica direzione.

L’équipe ha proposto due possibili circuiti, uno dei quali ha un design molto simile a quello del flusso canalizzatore a tre punte che si vede in “Ritorno al Futuro”. “In questo dispositivo – spiega Jared Cole, uno dei ricercatori – ‘tubi’ quantistici di flusso magnetico si possono muovere attorno a un condensatore sormontando, grazie all’effetto tunnel, ostacoli altrimenti insuperabili”.

Un meccanismo, quello spiegato, che però ha ben poco a che vedere con i viaggi nel tempo, ma che potrebbe tornare utile in esperimenti condotti su sistemi quantistici particolarmente delicati. Clemens Mueller, primo autore della ricerca ha infatti affermato: “Il dispositivo è un componente cruciale per tecnologie di nuova generazione, compresi i computer quantistici: la nostra ricerca costituisce un importante passo in avanti nel campo, perché consentirà di avere il controllo diretto dei segnali che circolano in un processore quantistico”.

E se siamo ancora lontani dal viaggiare nel tempo, a distanza di 33 anni possiamo dire che il flusso canalizzatore di “Ritorno al Futuro” ha preso forma. E questa volta non in un film.

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