Gli smartphone sono sporchi e possono raccontare molte cose della vostra vita

Usare i cellulari sporchi per scoprire i profili dei loro proprietari: è quello che hanno fatto alcuni ricercatori americani. Di seguito tutti i dettagli

1 Dicembre 2016
Fonte: PIxabay

Che i cellulari contengano la nostra vita è noto da tempo: SMS, chat, profili sui social network, e-mail e registri delle telefonate sono in grado di delineare un profilo completo delle nostre abitudini e anche dei nostri segreti.

Uno studio recente dei ricercatori dell’Università della California, pubblicata dalla National Academy of Sciences, rivela però che altrettante informazioni possono giungere non solo dai dati contenuti nei nostri smartphone, ma dal cellulare stesso.

Come indizi su una scena del crimine

Nato come tentativo di fornire un aiuto concreto alla polizia forense in cerca di prove per incastrare i sospettati, lo studio delle tracce chimiche rimaste sugli smartphone è andata molto oltre.

Il controllo di impronte digitali e tracce di DNA è utile in campo investigativo solo se confrontato con i campioni già presenti negli archivi della polizia. Ma cosa fare quando questi campioni non esistono?

Gli studi dei ricercatori hanno portato allo sviluppo di un nuovo metodo di analisi che, partendo dalle tracce presenti, permetta di delineare un profilo accurato delle abitudini e dei comportamenti recenti dei possessori di un oggetto, in particolare i cellulari. In un mondo sempre più connesso, i nostri telefoni sono forse l’oggetto che viene maneggiato più spesso, ma che raramente viene pulito. Sopra di esso rimangono, quindi, residui e tracce della nostra vita di cui raramente ci si preoccupa, ma che possono rivelare molto -se non tutto- di noi.

Tracce chimiche per delineare profili di stili di vita personalizzati

Si parte dal prelievo di campioni di molecole presenti sui telefoni (ma eventualmente anche su altri oggetti di uso quotidiano, come chiavi e penne), che vengono poi analizzati con strumenti scientifici di vario tipo, basandosi sulla tecnica della spettrometria di massa.

Combinando i singoli risultati derivanti da ogni cellulare, si va poi a definire uno schema preciso che permette di delineare -proprio come in un’indagine di polizia- l’insieme di sostanze con cui il proprietario è entrato in contatto e da questo dedurre le sue abitudini.

In questo studio, i ricercatori si sono basati su un campione di 39 soggetti, raccogliendone i telefoni ed analizzando le sostanze presenti su di essi. Ne sono derivate tracce di creme e medicinali di vario tipo, residui di cibo e altre sostanze utilizzate nella vita di tutti i giorni. Si è scoperto così che il candidato 21 assumeva antidepressivi e che il candidato 10 aveva usato il collirio.

Applicato in campo forense, stabilite abitudini ed eventualmente anche medicinali assunti e relative malattie del possessore di un reperto, questo metodo aiuterebbe a restringere il campo dei possibili sospettati qualora non ci fossero campioni biologici con cui fare un confronto.

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