I nostri antenati non conoscevano il colore blu. Ecco perché

Il colore blu non esisteva nell'antichità: la psicologia ci svela che i nostri predecessori non erano in grado di vederlo

1 Agosto 2016

Sebbene il cielo ed il mare esistano da sempre, il colore blu nell’antichità non era conosciuto. Grazie alla scienza sappiamo che la percezione umana è spesso complessa e fuorviante: i colori, ad esempio, cambiano a seconda della persona che li guarda. Tra le popolazioni cinesi, greche, giapponesi ed ebree non sono stati ritrovati testi antichi dove si cita il colore blu, il che ha fatto supporre gli psicologi che non lo vedessero.

William Gladstone nel 1858 studiò dei vecchi testi in cui c’erano descrizioni minuziose di animali, paesaggi, vestiti ed armature, con riferimenti inusuali circa le colorazioni. Omero nella sua Odissea, descrive il mare definendolo “di color vino scuro“, presentazione assai strana visto che oggi diremmo sia “blu profondo”. Più tardi il filologo Lazarus Geiger fece altri studi sugli indù e scoprì che anch’essi descrivevano il mare senza mai usare il colore blu.

Geiger trovò un legame tra l’uso dei colori e della lingua: in tutte le civiltà apparivano per primi il bianco ed il nero, associati ai concetti di luce ed oscurità, poi il rosso, che simboleggiava il vino ed il sangue, ed infine il verde ed il giallo, ma nessuna presenza del blu. Gli unici che lo conoscevano e sapevano anche riprodurlo erano gli egizi. Secondo gli psicologi, nonostante il colore blu sia quello predominante per il cielo ed il mare, non è così consueto trovarne altri esempi in natura.

Guy Deutscher, un linguista israeliano, decise di fare un curioso esperimento con la figlia piccola, assicurandosi di non usare mai il colore blu per descriverle il cielo. La bambina conosceva i colori, ma quando le venne chiesto quale fosse quello del cielo, trovò non poche difficoltà a definirlo, passando da un iniziale “bianco” e solo dopo al “blu”. Questo ha permesso a Deutscher di poter affermare che, a primo impatto, i bambini non pensano al colore blu quando vedono il cielo.

Ma non avere una parola per definire qualcosa significa non essere in grado di percepirla? Jules Davidoff, psicologo dell’Università di Londra , ha supposto che se un colore non viene definito attraverso una parola, esso sarà più difficile da riconoscere, anche se non c’è alcuna difficoltà fisica che lo impedisce. Questo spiegherebbe perché la scoperta del colore blu è avvenuta solo dopo aver trovato una parola per definirlo.

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