Intervista a cuore aperto ad Andrea Iannone che a Sportweek si è confessato a 360°, partendo dall'inizio: "Vengo da Vasto, provincia di Chieti.Mio padre si chiama Regalino. Ha perso il suo molto presto e ha iniziato a lavorare mentre era ancora a scuola. A 12 anni portava a casa 5.000 lire alla settimana. Finché ha creato un ingrosso di casalinghi da 3.000 metri quadrati: riforniva negozi in tutta la regione e vendeva articoli regalopermatrimoni e comunioni. Si è sposato, mia mamma è andata a lavorare con lui. Eravamo una famiglia benestante, non ci è mai mancato niente. Quando io e mio fratello Angelo correvamo con le minimoto ne ha comprate 5, ordinava a Polini 20 marmitte, per un cilindro buono da usare la domenica se ne facevamandare 15. Così abbiamo vinto il tricolore da privati, contro le Case ufficiali. Poi all’inizio del 2004 ha deciso di vendere l’attività per concentrarsi sulla mia carriera. Ci ha seduto intorno a un tavolo e ha detto: 'Andrea, abbiamo la possibilità del team Abruzzo. Devi decidere se te la senti di fare sul serio o se resta un gioco'. 'Proviamoci', ho risposto. E lui ha mollato tutto. Per mio padre ho una stima enorme, difficile da descrivere".
Non poteva mancare un riferimento a Valentino Rossi: "Da bambino per me esistevano solo le moto: ero un invasato, era la mia priorità di vita. Da piccolo l’eroe era Valentino Rossi che iniziava a vincere in 125, per come correva e per le sue gag dopo l’arrivo. Era vicino a noi, gente come Doohan la vedevo adulta e lontana".
Iannone non ha mai vinto un mondiale, ma non ci pensa: "Non me ne frega niente, in ogni gara ho sempre dato il 150%. Il 2015 è stato bellissimo, è venuto fuori ciò che sono. Mentre quest’anno, a parte alcune situazioni difficili, ho vinto una gara, fatto podi e viaggiato spesso là davanti. Anche se ho rischiato. Quando sei in lotta per vincere dici: 'Me la gioco, sono in MotoGP, sarà così anche per gli altri”. Poi ti rivedi i ntv e ti fai paura da quanto, rispetto a loro, sei al limite. Vien da dirti: 'No no, meglio mettersi l’animo in pace, accontentarsi di un 4° posto'. Avessi gareggiato così ora magari sarei 3° nel Mondiale ma non sarei il pilota che amano i tifosi".