Il meme della bambina perplessa finisce all'asta

L'immagine divenuta virale nel 2013 è ora un'opera d'arte

13 Ottobre 2021
Fonte: wikipedia

Quando qualche anno fa aveva iniziato a fare il giro del web forse nessuno lo avrebbe previsto, eppure ora la foto della bambina perplessa, dopo essere divenuta un meme, va all’asta proprio come un’opera d’arte.

Come riporta il Corriere.it, la bambina americana, che si chiama Chloe Clem e adesso ha 10 anni, è stata fotografata nel 2013 mentre guardava male il fotografo, strettamente agganciata in auto al sedile di sicurezza per bambini. Ancora oggi capita che quella immagine torni sui social in forma di meme e la famiglia, che vive nello Utah, ha deciso di metterla all’asta come Nft.

Per chi non lo sapesse gli Nft (acronimo che sta per “non fungible tokens”) sono immagini digitali che possono essere commercializzate ma non duplicate, grazie alla tecnologia Blockchain. Chi compra un Nft non acquisisce il copyright di un’immagine e non diventa proprietario di un oggetto fisico, ma viene certificato come unico titolare di quella particolare opera.

In genere un Nft viene commercializzato non in dollari o euro ma in criptovalute, valute digitali non ancorate a nessuna banca centrale dal valore storicamente fluttuante. Le offerte per il Nft di Chloe partono da 5 Ethereum, che è appunto una forma di criptovaluta. Cinque Ethereum corrispondono più o meno a 13.300 euro.

La mamma della bambina ha spiegato alla Bbc che mettere in vendita il meme è stato “un gioco da ragazzi… È una bella opportunità, specialmente se c’è un fan di Chloe là fuori che ama questo meme. Sarà in grado di possederlo. Anche Chloe ha detto che è una cosa piuttosto interessante“.

Quello degli Nft è un mercato in forte ascesa. A marzo il fondatore di Twitter, Jack Dorsey, ha venduto il suo primo tweet sotto forma di Nft per l’equivalente di 2,47 milioni di euro. Oggi vengono messi all’asta meme più o meno buffi per cifre intorno al mezzo milione di euro. Si tratta di una branca molto seria del collezionismo d’arte: grandi giornali e riviste, case di moda, hanno partecipato a quello che è ora un business serissimo.

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