Un arcobaleno chiuso in un museo. Non ci credete? Eppure è possibile: a realizzare l’innovativa opera-allestimento è stato Gabriel Dawe al Museum of Art di Toledo, nell’Ohio.
L’opera – il cui nome ufficiale è Plexus n°35 – è stata realizzata collegando migliaia di fili multicolori, che sembrano i fasci di luce di un arcobaleno e che, grazie ad un’illusione ottica, assumono un’immagine diversa a seconda di come si è posizionati rispetto all’opera.
“La mia opera è centrata sull’esplorazione dei tessuti, cercando di esaminare la costruzione della sessualità e dell’identità nel mio paese natio e di sovvertire i concetti di mascolinità e machismo che prevalgono in questi giorni”, ha spiegato Dawe.
In un’intervista allo Smithsonian Magazine, Dawe ha raccontato che quando era piccolo voleva imparare a ricamare come sua nonna ma gli altri bambini lo prendevano in giro e perfino la sua stessa nonna pensava che il cucito fosse un’attività per ragazze. Oggi, invece, l’opera di Dawe si basa proprio sui tessuti e sui fili per giocare sugli stereotipi della sessualità ed è una sorta di tributo a sua nonna.
Dawe ha spiegato anche il perché del nome dell’opera: “L’ho chiamata Plexus perché si riferisce al legame del corpo con il suo ambiente ma è riferito pure alla complessità dell’intreccio di fili che costituiscono l’installazione stessa, e alla tensione propria dei fili, che sembra vibrare con una luminosità quasi tangibile”.
Di sicuro l’effetto è tale che ci si sorprende come se si stesse davanti ad un arcobaleno vero. “Quando vedi un arcobaleno in natura, riesci per un attimo a comprendere la logica che c’è dietro il mondo – ha aggiunto Dawe – Ci sono delle leggi della fisica che permettono a tutto ciò che ci circonda di funzionare in un certo modo”
Interessati a vedere l’opera dal vivo? Allora sbrigatevi: l’installazione resterà nel museo dell’Ohio fino al 22 gennaio 2017.