Negli ultimi anni l’attenzione verso la natura e le specie più fragili che popolano la nostra Terra è aumentata, con molte manifestazioni e campagne in difesa di aree e specie a rischio.
Dai panda che possono essere adottati con le iniziative del WWF, alla lotta contro il surriscaldamento globale che tanti problemi dà agli orsi polari, fino alle battaglie contro la mattanza annuale delle balene in Giappone.
Proprio in difese di questo e di altri cetacei si sta muovendo il governo spagnolo con la sua ultima iniziativa ambientale. Scopriamone di più.
Difendere i cetacei con un’area protetta
La Convenzione di Barcellona è un piano d’azione delle Nazioni Unite per il Mediterraneo, sottoscritto da vari paesi nel 1976. Durante la recente Conferenza della Convenzione il Ministro spagnolo per l’ambiente Isabel Garcia Tejerina ha annunciato un nuovo progetto.
Esso prevede la creazione di un’area protetta -sotto la denominazione di “Zona Specialmente Protetta di Importanza per il Mediterraneo”, detta Zepim- tra le coste della Catalogna e le Baleari. Lo scopo è garantire un corridoio sicuro e protetto per la migrazione dei cetacei tra queste due zone.
Il corridoio protetto dovrebbe essere realizzato entro il 2018 e si inserisce nelle rotte di migrazione di specie quali balene, balenottere o delfini tra il nord e il sud del bacino del Mediterraneo.
Pericolo di ricerche petrolifere nell’area protetta
Il progetto non è ancora nato, ma sta già fronteggiando dei problemi: secondo quanto riferisce il quotidiano spagnolo La Vanguardia, nella stessa zona sono previsti sopralluoghi di ricerca petrolifera, che farebbe uso di cannoni ad aria compressa.
L’autorizzazione per i progetti di ricerca petroliferi dipende da Alvaro Nadal, ministro dell’energia, a cui Alianca Mar Blava (una ong con l’obiettivo di fermare le operazioni di questo tipo, legate alla ricerca di idrocarburi nel Mediterraneo) ha scritto una lettera nella speranza che fermi quei progetti che sarebbero dannosi e distruttivi per la creazione dell’area protetta.
I cannoni ad aria compressa sono indispensabili per scoprire la presenza di giacimenti di idrocarburi, ma l’ong ne ha denunciato i gravi pericoli che rappresentano per i cetacei e per il progetto dell’area protetta: le onde acustiche sottomarine prodotte da questi strumenti non solo interferirebbero, ma causerebbero danni fisiologici seri e irreversibili ai cetacei.