Com’è possibile che le costruzioni dell’epoca romana, realizzate con forme primitive di calcestruzzo, rimangano nel tempo così solide? È un dubbio che da sempre attanaglia architetti e scienziati. Già nel 79 d.C., Plinio il Vecchio scriveva, nel suo “Naturalis Historia”, che le strutture realizzate nei porti e bagnate dalle acque del mare “diventano una massa unica in pietra, inespugnabile alle onde e ogni giorno più forte”.
Insomma, il come è sempre rimasto un mistero, ma un fatto è certo: il calcestruzzo romano impastato negli edifici diventa, ogni giorno che passa, sempre più robusto e meno inquinante. A dedicarsi alla risoluzione di questo mistero è stata soprattutto la geofisica e geologa statunitense Marie Jackson.
Un’analisi sul territorio italiano
Nei suoi studi, Jackson ha analizzato le rovine e i templi italiani, concentrando in particolar modo la sua attenzione sul porto romano della Baia di Pozzuoli a Napoli e sui Mercati di Traiano. Così facendo, il suo tentativo è stato quello di ricomporre la ricetta perduta che permetteva ai nostri antenati di realizzare quelle costruzioni.
A più riprese, la geologa è giunta a una conclusione: il segreto è da ritrovare in un mix di malta, cenere vulcanica, tufo e acqua, con il quale le opere sono state edificate. Jackson ha diretto uno studio di scienziati dell’Università dello Utah. Secondo questo team, l’ingrediente che renderebbe così solide le costruzioni risiederebbe proprio nell’acqua di mare.
Il segreto dell’acqua di mare
L’acqua marina, infatti, sarebbe in grado di originare cristalli davvero rari e con forme nuove. Per mesi, con l’ausilio dei raggi X, i geologi hanno studiato l’antico molo romano Portus Cosanus a Orbetello. È emerso che i minerali all’interno della struttura si erano formati all’interno delle crepe scavate dalle onde. Ciò dimostra che le reazione con l’acqua salata continua ad avere luogo anche dopo che il calcestruzzo ha fatto presa.
Quando l’acqua di mare, spinta dalle onde, filtra attraverso il cemento, il contatto con la cenere vulcanica fa crescere i minerali e si creano composizioni cariche di silice, simile ai cristalli delle rocce vulcaniche. Tali cristalli rendono la cementazione più forte e, di conseguenza, il calcestruzzo più robusto e durevole.