La sonda Cassini giunge oggi alla sua ultima fase di esplorazione. La sua missione è stata segnata da diverse tappe. Quella di oggi riguarda il passaggio fra la parte superficiale dell’atmosfera di Saturno e il suo anello più interno. Questo consentirà alla sonda di toccare una regione mai tastata prima d’ora. Per fare ciò saranno necessari 22 di quel che sono detti, nel gergo astronomico, “tuffi”.
La sonda si terrà a una distanza di soli, si fa per dire, 64 km dal centro del pianeta. La missione esplorativa ha due obiettivi. Da un lato si vuole conoscere la struttura interna di Saturno mentre dall’altra si vuole comprendere la reale origine dei suoi celebri anelli. Verranno scattate diverse foto e sarà analizzata la sua atmosfera.
La sonda
La NASA, l’ASI e l’ESA hanno realizzato la sonda protagonista di questa missione battezzata Cassini. Il suo lancio è datato 1997 mentre è giunta nei pressi del gigante gassoso nel 2004. Tempo fa ha depositato un lander sul satellite Titano permettendo l’importante scoperta dell’oceano Encelado e l’analisi del susseguirsi delle stagioni sul pianeta.
Le indagini relative a questo nuovo lancio riguardano il nucleo del pianeta, ovvero se è anche roccioso o solo metallico, la meteorologia e infine si dovrebbe sapere l’effettiva durata del giorno su Saturno. Per quanto riguarda gli anelli si saprà se sono di recente formazione o se sono nati con l’Universo.
La fine
Attraversare l’anello interno non sarà semplice. Farlo per ben 22 volte rende il tutto ancora più complesso. La sonda potrebbe essere colpita e seriamente danneggiata da rocce, polveri e detriti d’ogni specie. Solo il primo passaggio in parte risulterà tutelato dall’antenna a forma di scudo. Anche le parti danneggiate verranno segnate e studiate. Gli scienziati sperano in questo modo di sviluppare sistemi di difesa per esplorazioni future simili.
Quando la missione sarà conclusa la sonda si abbandonerà nell’atmosfera del pianeta. In questo modo si eviterà di entrare in contatto con due dei principali satelliti naturali del gigante gassoso ovvero Encelado e Titano. Entrambi presentano infatti degli oceani in cui è probabile trovare forme di vita. La NASA per tale motivo non vuole contaminarli coi resti della sonda.