L’incontro fra Donald Trump e i reali delle Due Sicilie è andato bene, così tanto che le teste coronate hanno persino scattato un selfie insieme al Presidente degli Stati Uniti. Peccato per un unico insignificante dettaglio: il loro regno non esista più dal 1861.
La foto dell’incontro con i reali è stata pubblicata su Instagram con un post ufficiale in cui si legge: “Le altezze reali, Carlo e Camilla di Borbone delle Due Sicilie e le loro figlie Chiara e Carolina hanno trascorso una splendida serata con il presidente nell’incantevole località di Mar-a-Lago”.
Nell’immagine, pubblicata sull’account Instagram di Chiara, la più piccola delle principesse, vediamo i quattro reali insieme a Donald Trump, sorridenti e felici. Il post ha ricevuto centinaia di Like, ma soprattutto moltissimi commenti, per lo più ironici.
Agli internauti infatti non è sfuggito il fatto che il Regno delle Due Sicilie non esista più da diversi secoli e che il titolo nobiliare di cui si parla sui social non sia assolutamente riconosciuto nel nostro Paese.
Ma questo Trump lo sa? Probabilmente no, visto il modo sornione e soddisfatto in cui sorride nello scatto. Non solo: secondo alcune fonti sembra che il Presidente degli Stati Uniti abbia ricevuto gli ospiti in pompa magna nella sua residenza in Florida, di certo perché convinto di avere a che fare con dei reali.
Come era facile immaginare lo strano incontro ha scatenato battute ironiche e prese in giro. “Un presidente fasullo con una casa reale fasulla” ha scritto qualcuno, mentre altri utenti hanno consigliato a Trump di invitare a casa sua anche i reali di Genomia, Nambia o Wakanda, citando delle casate inesistenti.
Infine è nato persino uno slogan ispirato alla ormai celebre campagna elettorale di Trump. “Make America great again” si è trasformato in “Make Sicily great again”, ossia “Rendiamo la Sicilia di nuovo grande”.
Forse qualcuno dovrebbe informare il Presidente degli Stati Uniti che il Regno delle due Sicilie è caduto nel 1861, mentre dal 1948 i titoli nobiliari non sono più riconosciuti in Italia e, per legge, “non conservano alcuna rilevanza”.