Influenza aviaria, evita di cucinare così l'uovo: cosa si rischia

Alcune accortezze da adottare in cucina specie ora che l'influenza aviaria torna prepotentemente alla ribalta

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Mentre il Covid proprio non vuole saperne di lasciare questa terra e l’influenza stagionale inizia a farsi largo mettendo a letto molte persone, un’altra influenza torna a far paura. È quella aviaria, che circola ormai in tutto il mondo con numeri niente affatto confortanti.

Se in Europa si stima che la prevalenza della malattia sia la più alta mai registrata, qui in Italia l’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie fa sapere che il 29 settembre 2022, il Centro di referenza nazionale (Cnr) ha confermato la prima positività per virus dell’Influenza Aviaria ad Alta Patogenicità (HPAI) sottotipo H5N1 in volatili selvatici. Il rapporto realizzato dall’Istituto registra al 30 novembre ben 27 focolai tra Veneto, Friuli Venezia Giulia, Lombardia ed Emilia Romagna, per un totale di 107 animali risultati positivi.

A mettere il carico da 90 è David Quammen, l’uomo che aveva in qualche modo predetto il Covid. L’autore del best seller Spillover aveva spiegato come si diffondessero i virus e come questo sarebbe stato la prossima piaga che avrebbe colpito il pianeta. Ora, come dichiarato in un’intervista rilasciata a Fanpage.it, fa sapere da dove potrebbe avere origine la prossima pademia, e tira in ballo proprio l’aviaria: “Il prossimo focolaio potrebbe essere un altro coronavirus o potrebbe essere un virus dell’influenza, perché si evolvono rapidamente, si riversano dagli uccelli nei maiali e nelle persone. L’influenza aviaria H5N1, per esempio, è un virus che sta là fuori, gli scienziati lo stanno osservando, non è molto pericoloso perché può infettare solo occasionalmente gli umani e non si trasmette da uomo a uomo ma con poche mutazioni, pochi cambiamenti, potrebbe diventare capace di un’efficace infezione e trasmissione negli esseri umani, e a quel punto sarebbe molto pericoloso“.

Ma come proteggersi dall’aviaria? L’Istituto Superiore di Sanità dà alcune dritte che fanno riferimento a quanto fu indicato nel 2005-2011. Ecco che cosa si legge a tal proposito: “Il virus dell’influenza aviaria altamente patogenica può trovarsi all’interno e sulla superficie delle uova deposte da uccelli infetti. Sebbene gli uccelli malati normalmente smettano di produrre uova, quelle deposte nella fase inziale della malattia potrebbero contenere dei virus nell’albume, nel tuorlo e sulla superficie del guscio”.

Per passare dalla teoria alla pratica, è bene sapere che una cottura adeguata inattiva il virus che si trova nell’uovo, così come il processo di pastorizzazione usato nell’industria alimentare per prodotti a base di uova. Quando cuciniamo ricordiamoci che sarebbe meglio non consumare uova crude o parzialmente cotte (per esempio, con il tuorlo liquido, come nel caso dell’uovo all’occhio di bue) se provenienti da aree in cui sono presenti focolai di influenza aviaria.

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